Friendly Fires
Bugged Out! Presents Suck My Deck…

Mettiamo subito in chiaro le cose. Così, per evitare malintesi. Questo non è il nuovo disco dei Friendly Fires. Se cercate materiale nuovo del trio di St Albans, Hertfordshire, beh, in effetti qualcosa troverete, ma non tantissimo: c’è un inedito niente male a metà  scaletta, firmato assieme al duo canadese Azari & III. Tutto qui. Poi ci torneremo. Per il resto, questo disco è un mix. Una di quelle cose in cui qualcuno chiede a qualcun altro di mettere insieme una serie di tracce favorite, come se fosse un dj set, per poi pubblicare il tutto sotto forma di compilation mixata. In questo caso ‘qualcuno’ è Bugged Out!, storica serata electro/techno che gira per le maggiori città  europee, mentre ‘qualcun altro’ è il trio inglese, già  ospite di Bugged Out! come live dj e ora titolare anche di uno degli album della serie, chiamata con sottile ironia “Suck My Deck”. Prima di loro si erano già  cimentati nell’impresa nomi tipo Simian Mobile Disco, Brodinski e Boys Noize.

Chiarite le basi, capiamo di cosa stiamo parlando. Una settantina abbondante di minuti per diciannove tracce mixate una dentro l’altra. In poche parole, un dj set ma da ascoltare in cameretta, o in macchina, o dove preferite. Dentro si spazia dall’electro alla techno, passando per house, disco, dance e sottogeneri vari. E qui risiede la nota di lettura che rende interessante questo lavoro. I Friendly Fires si sono fatti conoscere un paio di anni fa con un bel disco (omonimo) d’esordio, capace di mettere insieme gli ultimi sussulti del nuovo punk-funk a sicure ispirazioni dance ed electro. Niente di epocale, ma senza dubbio ben fatto e sempre piacevole (e divertente) da ascoltare. Ecco, qui di rock non c’è assolutamente nulla. Solo elettronica. Tanti sottogeneri certo, ma comunque elettronica. Mettere in cuffia questa compilation diventa allora un modo per spiare un lato importante dei Friendly Fires, quello che segna l’idea di ritmo e struttura che poi finisce nelle loro canzoni.

Diciamo subito che i tre inglesi se la cavano più che bene e non mostrano problemi a esibire un’ottima competenza in materia electro/techno, tanto su cose del passato che su nomi nuovi o nuovissimi. La scaletta, poi, è pensata con una certa, divertita intelligenza: si evitano spesso gli accostamenti più scontati, anche a costo di forzare la mano qualche volta sui passaggi da un brano all’altro. Si parte, per dire, con un classico della tamarraggine disco anni “’80 (“Freak-A-Holic” di Egyptian Lover, anyone?) per passare al french touch sotterraneo di Bot’Ox e continuare con lo spirito black della Phenomenal Handclap Band, però remixato. Un percorso frastagliato che si snoda tra disco olandese (Tom Trago), house dai toni scuri (Ryan Crosson) e l’electro soul di Lindstrøm & Christabelle. C’è anche spazio per un momento WTF, quando dal remix curato da Azari & III di “La Musica” di Munk spuntano sconclusionate frasi in italiano che riecheggiano le peggio produzioni dance del nostro simpatico paese (la musica divertente / la gente sorridente / ragazze al dente / il dj stupefacente, cose così).

E’ probabilmente il momento più basso del mix, che però si riprende subito dopo, con buona abilità , quando parte “Stay Here”, inedito dei Friendly Fires realizzato insieme ad Azari & III. Un pezzo orientato come prevedibile sul lato più electro del trio inglese, ma che non ne tradisce lo stile. Forse non dirà  granchè sulle mosse future della band, ci suggerisce però che i ragazzi non hanno certo perso lo smalto. Anche perchè la seconda metà  della compilation continua a reggere molto bene, con un ottima “Be Strong” dei 2 Bears, un paio di classici come “Din Daa Daa” (George Kranz) e “Jack Your Big Booty” (Jody ‘Fingers’ Finch), e un finale tra house e techno di ottima qualità . Ci sono un paio di paio di passi falsi (il già  citato momento “italico” di Munk e “Green Light” di Alan Fitzpatrick, un po’ troppo fuori posto), ma il giudizio complessivo non può che essere positivo. I Friendly Fires, ora ne siamo certi, sanno di cosa stanno parlando. Non resta che aspettarli al varco del secondo disco.