Quest’anno la serie Dj-Kicks come si dice a Roma ‘ha fatto davvero i botti’. E ci ha abituato più che bene James Holden, poi uno stupendo mix di Kode 9. E ora è il turno di Apparat, 24 tracce di estrazione più varia mixate dal dj tedesco. I nomi messi nel calderone sono da rimanere a bocca aperta e verrebbe da dire che giocare così è facile: oltre allo stesso Apparat si susseguono i Telefon Tel Aviv (con un inedito), Oval, gli Autechre (con un gran remix degli Scorn), Pantha Du Prince, l’ormai celebre collaborazione tra Burial e Four Tet (“Moth”), un Thom Yorke d’annata, Joy Orbison, Tim Hecker“…
Descrivere un mix non è mai facile, del resto ci si trova davanti ad una selezione di un musicista, arte in gran parte non sua. Ma certamente si può capire dove sia mentalmente quel dato artista in questo preciso momento. E questo volume della serie DJ Kicks ci fa ritrovare un Apparat che, come dice lui stesso, ha totalmente abbracciato il ‘suo stile che sarebbe non avere uno stile’. è un disco perfetto per lunghi viaggi notturni in macchina, raramente il ritmo si alza più di tanto. Ci pensano i già citati Autechre con il loro remix dubbeggiante, con Four Tet e Burial a fare da contraltare facendo scendere ancora di più il tutto verso una spirale oscura alquanto ammaliante. Il 4/4 è quasi una costante, quanto i bassi pompatissimi (assolutamente un mix da stereo non da laptop!)
Forse a un certo punto si eccede troppo nella techno old style (all’incirca da Vincent Markowski a Oval) e questo fa calare paradossalmente un pochino l’attenzione, per poi riassestarsi verso la conclusione con l’energica “Sayulita”, “Worn Down” di T++ e il riverbero di “Borderlands” di Tim Hecker.
In conclusione, dopo l’ottima collaborazione con i Modeselektor dello scorso anno, Apparat convince ancora. Probabilmente uno dei migliori mix dell’anno, da non perdere.