“Pop Negro”. il disco nuovo di El Guincho, è assolutamente identico ai due che lo hanno preceduto, solo che a questo punto è del tutto sparito l’effetto sorpresa che aveva accompagnato “Alegranza” (la sua seconda opera ““ la prima non se l’è fumata nessuno e dunque non fa testo. Grazie Pitchfork per averci educato a considerare la musica solo se ne parli tu) ed un po’ la cosa si fa sentire.
Basterebbe questo a chiudere la recensione ma c’è qualcos’altro da dire. C’è che il disco si lascia ascoltare più volte perchè è la solita accattivante miscela di Animal Collective, tropicalismi assortiti, latinismi assortiti, balearismi vari ed eventuali, frattaglie elettriche/elettroniche, droghe chimiche, down da droghe chimiche, junk food consumato per risparmiare i soldi per le droghe, cantato in lingua spagnola, estate, hipsterismi vari ma ogni volta si trascina stancamente fino all’ultima traccia. C’è che non lo togli subito dal lettore (o non lo getti subito nel cestino, a seconda che tu l’abbia regolarmente acquistato o che da vero fuckin’ bastard abbia deciso di scaricarlo illegalmente) solo perchè speri in un guizzo da parte di El Guincho (bello il quasi-gioco di parole, me lo devo segnare) e però il guizzo non arriva mai ed allora finisce che ti stufi perchè non è sempre vero che repetita juvant (non ho mai studiato latino. Ho fatto ragioneria e sono ignorante, dunque a me le cose ripetute troppo spesso non giovano. E poi, Mauro Repetto juvant).
C’è che un disco del genere è bello, ma non è più il momento di roba del genere perchè abbiamo già dato almeno due anni fa ed è tempo di suoni nuovi oppure di suoni vecchi contrabbandati per nuovi dalla critica musicale. Che che uno come El Guincho ti sta simpatico a pelle e ti dispiace non concedergli un’altra chance. C’è che ‘sta benedetta altra chance gliela concedi ed è solo allora che il disco inizia a girare come si deve dimostrando tutto il suo valore.
“Pop Negro” è una bella opera pop (si sa, i coloured sono mediamente più belli dei bianchi, uomini o donne che siano), un’opera che non ha tante pretese e sa fare molto bene il suo dovere, ossia divertire e far sentire l’ascoltatore a bordo di un aereo che lo sta trasportando verso la sua prossima vacanza in Spagna. Non sempre cercare di fare cose troppo innovative paga, ed allora meglio puntare sul strade già percorse in precedenza, sul disimpegno, sul cazzeggio, sull’ignoranza. E poi sempre meglio El Guincho di tutti quei pallosissimi gruppi indie-snob che se la menano tanto da intellettuali e poi spariscono nel nulla dopo due dischi assolutamente identici (ed assolutamente identici a cose già fatte in passato ““ ed oltretutto fatte infinitamente meglio).
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