Iosonouncane di nome fa Jacopo e di cognome Incani, ha 27 anni ed è nato a Buggerro piccolo paese, una volta minerario, di 800 abitanti nel cagliaritano. Oggi la miniera è totalmente dismessa ma rimane ingombrante presenza nel tessuto cittadino e nella sensibilità e nei ricordi degli abitanti, anche di quelli che se sono andati, come Jacopo.
Il disco di Iosonouncane è uscito grazie alla lungimiranza della Famosa Etichetta Trovarobato, coraggiosa nel dare udibilità ad un artista con tante cose da dire, una poetica molto originale e un suono difficile ma accattivante. Ne “La Macarena Su Roma” c’è l’Italia di oggi in dodici movimenti, Iosonouncane parla di noi a noi ma anche a sè stesso e di sè stesso, ci racconta del suo lavoro al call-center (quattro anni, Bologna città in cui risiede), del luogo di origine abbandonato ma che non ci lascia mai davvero (“Il corpo Del Reato”). Le sue canzoni prendono spunto da fatti di cronaca per poi allargarsi alla descrizione della desensibilizzazione della nostra società , per cui ci troviamo di fronte ad una spiaggia dove i vacanzieri prendono il sole, disturbati dall’invadenza e dal puzzo dei clandestini ‘spiaggiati’ (“Summer On A Spiaggia Affollata”).
C’è poi la televisione in questo disco, tanta televisione che fa capolino nei brani sotto forma di voci conosciute che si fanno rumore di fondo mostruoso e confondono l’ascoltare stanco e solitario. Così la title track si rivela come un viaggio allucinato e grottesco, lungo oltre nove minuti, attraverso lo zapping di una normale domenica italiana. Su quella poltrona ci siamo tutti noi a subire gli influssi di Venere e Giove, a domandarci di amori travolgenti a favore di camera e a stupirci di come facciano a non cadere mai dal toro meccanico, poi tutti a ballare sulle note dell’orchestra di Demo.
“La Macarena Su Roma” è un disco moderno perchè affonda le sue radici negli ascolti dei nostri cantautori, più volte citati nei titoli e nelle liriche (De Andrè, Battiato, Gaber, Dalla) ma pure di certo beat Sixties (Byrds, Kinks, Beatles) ma non va dimenticata l’elettronica e il dubstep contemporanei (Fennesz, Burial). E’ un disco politico perchè non prescinde dalla cronaca infima eppure sa andare oltre, laddove per oltre si intende scavare nel fango dei nostri tempi bui.