Serata acustica al Circolo degli Artisti. Sul palco, a presentare l’eccellente “Heartland”, senza dubbio uno dei dischi del 2010, l’eclettico Owen Pallett e il suo violino, accompagnato in apertura da Micah P. Hinson, di ritorno al locale romano dopo una recente data primaverile.
Il puntuale ingresso di Micah sul palco (lodevole questa nuova politica tempistica del Circolo) vede il bluesman di Memphis, solo con la sua chitarra elettrica, dimenarsi epiletticamente alle note proposte. La voce intensa, difficile da immaginare proveniente da un corpo così esile e tentennante, arriva alle orecchie del pubblico sotto forma di vecchi classici del cantautore (“I Don’t Own Her”, “As You Can See” tratte dal debutto “Micah P. Hinson and the Gospel of Progress”) come di brani più recenti, andando a pescare pezzi dall’ultima uscita “Micah P. Hinson And The Pioneer Saboteurs”.
Ad arricchire il tutto, la cover di “I Can’t Help Falling in Love With You” e un paio di duetti, di cui uno in chiusura, in compagnia della cinguettante moglie, di Dylan–Baez memoria.
Il continuo sottolineare il proprio ruolo di opener sembra suggerire un certo stizzimento nell’artista statunitense, che lascia il palco a favore del compositore canadese.
Owen Pallett prende posizione: collega il violino ai diabolici marchingegni (pedali loop, filtri vari etc), sistema la sua tastiera e la drum machine con comandi a pedaliera e si presenta. L’apertura con “The CN Tower Belongs To the Dead”, tra i migliori brani del primo disco sotto il moniker Final Fantasy, lo vede campionare accordi in rapida successione, rimontati grazie al loop al servizio del pubblico, che risponde caloroso sin dai primi pezzi. La presentazione integrale dell’ultimo EP pubblicato, l’allegro “A Swedish Love Story” e il ripescaggio di vecchie perle come “This Is the Dream of Win and Regine” e “He Poos Clouds” sono intramezzate da excursus col pubblico sulle sue canzoni. Non lesina nel contatto umano, Pallett. Ma è forse con l’esecuzione dei brani tratti da “Heartland” che il pubblico si scalda maggiormente: “Midnight Directives”, “Lewis Takes Off His Shirt” e la bellissima “The Great Elsewhere”, in un’interpretazione da brividi, fanno la gioia degli spettatori. La cover di “Odessa” di Caribou non fa che elevare la mia stima verso quest’uomo.
L’intensa chiusura affidata a “Many Lives -> 49 MP”, che vede Pallett urlare nella cassa armonica del violino, a produrre un’eco straniante, termina un live perfetto. La dimostrazione di come un vero talento non abbia bisogno di un’orchestra per eseguire un disco sinfonico senza scadere di livello e far rimpiangere le versioni in studio.
Credit Foto: Matt Biddulph from UK / CC BY-SA