Ammetto tutto il mio imbarazzo nell’accingermi a scrivere di un disco in buona parte già offerto, seppur in dosi omeopatiche, ai fans sparsi in tutto il mondo, per poi finire integralmente in streaming nei giorni precedenti la pubblicazione. E poi è un album dei R.E.M., non di un gruppo qualunque. Il mio compito è quello di valutarlo oggettivamente seguendo due semplici regole.
1) Non paragonarlo alla produzione degli anni ’80 e ’90 per non fare un torto al disco stesso. Ogni confronto con capolavori del calibro di “Automatic For The People”, “Murmur” e “New Adventures In Hi Fi” sarebbe impietoso. Per cui trovo sia lecito giudicarlo senza nessun pregiudizio e confrontarlo con la produzione degli ultimi dieci anni e il momento storico musicale attuale.
2) Giudicarlo senza farmi trascinare dall’amore che provo per loro e dal mio bisogno di sentire la voce di Stipe venir fuori dalle casse del mio stereo. Ogni condizionamento di sorta sarebbe come un torto ai nostri lettori. Per una volta meno cuore e più testa.
Precisati questi due punti resta il disco, che è semplicemente un bel disco dei R.E.M.
Probabilmente anche più di cuore del pur eccellente “Accelerate”, che sembrava forzare un po’ la mano come a voler dimostrare quanto il terzetto di Athens fosse ancora capace di sporcarsi le mani col rock’n’roll nudo e crudo, anche se curato nei minimi particolari. “Collapse Into Now” pesca un po’ da tutto il loro repertorio, muovendosi agilmente tra ballate semi-acustiche, power pop e impennate di velocità , non risultando un mero esercizio di stile. E’ un album vario e sembra già di conoscerlo per quanto sia radicato, seppur con numerosi variazioni di brano in brano, al loro suono. Ma qual è il suono R.E.M.? E’ quello spigoloso di “Accelerate”, quello sognante delle ballate in stile “Automatic For The People”, è quello umbratile di “New Adventures In Hi Fi”, è un insieme di cose apparentemente diverse ma capaci di convivere sotto lo stesso tetto.
Un piccolo Bignami di quanto fatto fino ad oggi, un po’ un best of di suoni più che di canzoni. Ogni passaggio sembra una strada che già si conosce, piacevolmente prevedibile eppur diversa dal solito. Una bellezza già accarezzata, ma sotto una luce diversa. E delle cose belle è difficile stancarsi, qualunque sia il fascio di luce che le mette in mostra. Qualcuno potrà obiettare sull’utilità di un nuovo disco di Stipe e soci e la risposta è facile: non esistono dischi utili o necessari per tutti. O meglio, esistono, ma sono già stati scritti tanto tempo fa. Ognuno può scegliere in base al proprio sentire. E’ un nuovo disco dei R.E.M., prendere o lasciare. Noi prendiamo volentieri, senza guardarci troppo indietro.