Joan As Police Woman è un’abituè dei palchi romani. Per quanto ne abbia memoria io, da minimo 4-5 anni la sua presenza è confermata almeno una volta l’anno, sempre con grande gratitudine e partecipazione del pubblico.
A questo giro la venue prescelta, l’Auditorium Parco della Musica, è esattamente la stessa dove la lasciammo l’ultima volta che venne, in occasione del tributo a Nico organizzato da John Cale ospitato nella capitale in occasione del MIT. A differenza di quella sera però, ad esibirsi in Sala Petrassi (la più piccola) saranno solo in tre. Un membro della formazione lo conoscete già e si presterà , oltre che alla voce, a chitarra e tastiera. Gli altri due, batterista e polistrumentista, fanno il resto. Dispiace per la mancanza di Timo Ellis, già accompagnatore della Wasser negli ultimi tour.
La data, a supporto del nuovo “The Deep Field”, verte principalmente sulle nuove tracce: “The Magic”, “The Action Man”, “Chemmie”, intramezzate da qualche classico della musicista americana, tra cui “Eternal Flame” e “Hard White Wall”. Nel suo completo in pelle rossa, Joan non si fa mancare niente: momenti rock si alternano a quelli più acustici, costringendo l’artista a un continuo via vai tra le varie postazioni del palco. Non manca l’interazione col pubblico, a cui rivela che non potrebbe mai vivere in Italia in considerazione del rischio di prender chili facilmente, o dell’amore che prova per il Colosseo e del non poter far a meno di vedere il cielo dalle sue arcate ogni volta che il tour la riporta nella capitale.
L’esecuzione sorprende per la vivacità e per la passione dimostrate dalla Wasser. La coda rock e i virtuosismi alla chitarra di “Nervous” o l’encore con un’inedita versione per piano e voce di “Human Condition” sono solo gli esempi più lampanti a cui si aggiungono l’interpretazione di un inedito, “Say Yes”, dalle calde venature rock, che lascia presagire futuri più che rosei, o le due lunghe “Forever And A Year” e “I Was Everyone”, brani agli antipodi per quanto riguarda tematiche e sonorità , ma accumunati da una medesima struttura che si protrae a lungo e che dal vivo non fa che migliorare. Giusto “Flash”, che personalmente non apprezzavo già dalla versione in studio non riesce a convincermi neanche dal vivo, confermandosi a pieni voti come il brano più inutile e palloso della carriera dell’artista americana.
Alla prossima data, presumibilmente nel 2012, per ammirare ancora una volta questa splendida quarantenne.
Credit Foto: Man Alive!, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons