Con circa quindici anni di carriera alle spalle i Trail Of Dead hanno fatto incetta di appassionati tra gli ascoltatori del rock screziato da venature progressive e spruzzato qua e lá di generose dosi di rumore. E senza campare di rendita, la formazione statunitense ha scelto di plasmare ulteriormente a proprio piacimento nuove traiettorie sonore, propendendo per il settimo album in carriera (con candida ammissione del leader Conrad Keely) verso orizzonti rock anni Settanta.
C’è da dire che la scelta di non rilassarsi sugli allori passati per quanto coraggiosa non sembra funzionare appieno: il marchio di fabbrica della band originaria di Austin è sempre presente con chitarre rumorose ed aperture maestose ma questa volta le accelerazioni sonore diventano prevedibili e spesso già ascoltate in salsa lievemente diversa nei lavori precedenti. Certo non mancano episodi interessanti come i rigurgiti emotivi di “Weight of the Sun”, l’ondeggiante leggiadria di “Wasteland” e la mastodontica chiusura affidata a “Strange News from Another Planet”, oltre sedici minuti di pura estasi progressiva dove gorgoglii sperimentali fanno capolino di volta in volta. Ma a fine ascolto rimane forte l’impressione di un album che suona come un amalgama eterogeneo e solo parzialmente digerito di idee e note spesso fuori dal contesto musicale attuale e per questo un pò anacronistico.
Per quanto incensato dalla critica italica e non, “Tao Of The Dead” non convince completamente il sottoscritto (tra l’altro dischiarato fan del gruppo statunitense) specialmente dopo il ritorno alla forma sancito dall’ottimo “Century Of Self” che aveva generato enormi aspettative per questo lavoro. Ciononostante la qualità presente e una serie di scelte audaci consolidano un’ampia sufficienza.