La prima volta che ho ascoltato lo ‘studente della verità ‘ (significato del suo nome) Talib Kweli Greene, 36enne ‘Prince of Brooklyn’, è stato sulla raccolta “Lyricist Lounge” nel 1998 con il pezzo “The Manifesto”, in cui si proclamava ‘Hip Hop’s last hope like Obi-Wan Kenobi’. Celebrato in un verso anche da Jay-Z, Kweli è uno di quei rapper che riconosci dalla prima sillaba che sputano sul beat, mai sopra le righe, a dire il vero quasi mai autore di perfomance memorabili ma di prove nel complesso buone.
Esploso nell’album realizzato insieme a Mos Def sotto il nome di Blackstar, metà del duo Reflection Eternal con dj Hi-Tek, Kweli ritorna ad affacciarsi sul mercato discografico con il suo quarto disco solista dopo aver rilasciato “Eardrum” da solista nel 2007 e “Revolution Per Minute” come Reflection Eternal lo scorso anno.
Mai autore di un vero successo commerciale (gli unici pezzi che hanno avuto una certa rilevanza mainstream sono stati “Get By”, prodotto da Kanye West nel 2002 e “Hot Thing” prodotto da Will.I.Am nel 2007 ), ma accusato da più parti di flirtare troppo con il pop, con questo “Gutter Rainbows” prepara la strada al successivo “Prisoner Of Consciousness” (in cui cercherà di distaccarsi dall’etichetta di “conscious rapper” che da sempre lo accompagna) realizzando un lavoro in cui 13 produttori (perlopiù sconosciuti) si occupano di 17 tracce per quasi 50 minuti di musica che rimandano echi di quella Rawkus che a fine millennio lo vedeva nel proprio roster, permeata di spirito vintage con qualche sprazzo di modernità .
Il disco parte con “After The Rain”, prodotta da 88-Keys, prosegue con “So Low”, prodotta dal tedesco Shuko e “Palookas”, prodotta da Marco Polo, con un Kweli aggressivo che però si fa rubare la scena da un bullissimo Sean Price che distrugge con la sua delivery qualunque cosa incontri sul suo cammino e continua con buoni pezzi come, “Mr. International”, “I’m On One”, prodotta da Khrysis in cui Kweli sfoggia la sua abilità lirica, per poi assestarsi su standard discreti per le restanti tracce con i due picchi di “Tater Tots”, racconto di un soldato disilluso dalla vita sotto le armi e “Uh Oh”, prodotta da Oh No (fratello di Madlib, con cui Kweli ha realizzato un disco in freedownload chiamato “Liberation”) con la collaborazione di Jean Grae, ottimo esempio di buon rap al femminile. Nella tracklist, in mezzo a questi ultimi due pezzi, la francamente evitabile “How You Love Me” (ste cose lasciatele a 50 Cent), che davvero stona con il resto del disco.
Forse la sua prova più convincente da solista, liricalmente valido e musicalmente più che sufficiente, “Gutter Rainbows” si candida seriamente alla top ten dei dischi rap del 2011.
1. After The Rain (Intro)
2. Gutter Rainbows
3. So Low
4. Palookas
5. Mr. International
6. I’m On One
7. Wait For You
8. Ain’t Waiting
9. Cold Rain
10. Friends & Family
11. Tater Tot
12. How You Love Me
13. Uh Oh
14. Self Savior
Ascolta “Gutter Rainbow”