2 + 2 non sempre fa 4.
L’appuntamento al Teatro Regio di Parma è sicuramente di quelli da non perdere visto che si tratta della prima esibizione live in Italia da parte del duo (collaborazione attiva dal 2007) dopo l’uscita, nell’ottobre scorso, del loro album “Mimikry”.
La location è sicuramente prestigiosa e suggestiva visto che il palcoscenico in questione in passato è stato calcato tra gli altri, da artisti del calibro di Maria Callas o Josè Carreras e viene considerato uno dei teatri d’opera più prestigiosi d’Italia. Platea e palchi sono strapieni di uno strano miscuglio fatto di vecchi darkettoni, aficionados delle avanguardie e svariati esemplari della borghesia locale accorsi, suppongo, più per dovere di firma che per altro.
I due si presentano sul palco con circa mezzora di ritardo. Alva Noto prende possesso della sua consolle e Blixa si posiziona, scalzo, in mezzo al palco con il suo microfono. Entrambi vengono inquadrati da un “occhio di bue” che fa stagliare le due figure dalla quasi totale oscurità .
Si parte con l’armonica di Blixa campionata e riprocessata a ripetizione da parte di Noto. Mi sento un sacrilego nel dirlo ma il risultato mi sembra poco riuscito e quasi fastidioso. Dopo qualche minuto parte “Ret Marut Handshake”. L’elettronica di Noto inizia a scandire ritmi con i suoi glitches percussivi scientificamente disegnati. Il tutto prende una forma più definita, omogenea.
Il minimalismo dell’impianto scenico viene rafforzato dalla successione, sullo sfondo, della proiezione di rigide figure geometriche ed anche in questo caso devo ammettere che la cosa mi ha fatto un po’ storcere il naso. Probabilmente sarebbe stato più funzionale allo spettacolo una proiezione di quei visuals ai quali il buon Carsten Nicolai ci ha abituato nei suoi live.
Nel prosieguo del concerto si alternano momenti di improvvisazione a momenti nei quali i due si mantengono molto più fedeli a quanto proposto sull’album. Tracce come “One”, “Electricity”, “Mimikry”, “I Wish I Was A Mole In The Ground” “Fall” vengono eseguite in maniera eccezionale ed estremamente coinvolgente. La voce, a tratti stridente ed a tratti dolcissima, di Blixa Bargeld, viene usata da Alva Noto in mille modi diversi, la campiona e poi la tratta riutilizzandola a volte come tappeto ritmico, a volte per creare degli originali glitches, altre volte facendola somigliare a delle raffiche di vento o per farci credere che dietro allo scenario ci sia nascosto un coro che in realtà non c’è.
Il momento più curioso del live è quando Blixa prende la bottiglietta dalla quale ogni tanto sorseggia dell’acqua ed inizia ad agitarla d’avanti al microfono dando così occasione ad Alva di giochicchiare con questa sorta di gorgoglio e di creare un tappeto sonoro continuamente cangiante e suggestivo.
Nel resto dei momenti più sperimentali ed improvvisati si fa un po’ fatica a seguire il filo del discorso, si ha l’impressione che tutto sia leggermente caotico e che la cosa non sia esattamente ricercata.
L’impressione complessiva e che forse, paradossalmente, i risultati migliori i due li ottengano proprio quando rimangono più vicini alle loro di identità di artisti al di fuori di questo progetto. Nei momenti, per così dire, più melodici e pop, ognuno fa il suo e la sommatoria del valore dei singoli contributi è molto alta mentre quando giocano ad entrare ognuno nel territorio dell’altro, soprattutto quando Alva Noto prova ad indossare i panni di un novello e moderno FM Einheit e ad impelagarsi in percussivismi alla Einsturzende, il risultato è quantomeno poco convincente.
In fin dei conti è un po’ la stessa impressione che ci avevano lasciato su disco ma non nascondo che speravo che i due, dal vivo, sapessero superare certe incertezze visto che, penso sia opinione comune, ci trovavamo di fronte a due geni assoluti.
Insomma, è stata sicuramente una serata di musica di alto livello, in qualche modo un evento da ricordare ma , mi vergogno quasi a dirlo, non si è raggiunto quel livello di eccellenza che era lecito aspettarsi.
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