I Get Up Kids appartengono a quella fascia di gruppi che potrebbero scrivere sempre lo stesso disco, cambiando qualche accordo e i testi, riuscendo comunque a preparare un risultato soddisfacente.

Cresciuti nel bel mezzo della seconda sventagliata di emo band di metà  anni novanta (quando emo stava a rappresentare ancora un concetto buono e giusto), dopo quattro bei dischi (tra cui “Something To Write Home About”, davvero tra i dischi più belli della seconda metà  anni novanta), arrivò lo scioglimento nel 2005. Situazione che durò ben poco, visto che già  nel 2008 si cominciò a parlare di una reunion per il tour del decimo anniversario proprio di “Something To Write Home About”.

La reunion e il tour si concretizzarono, lo scorso anno è arrivato anche l’EP “Simple Science” ed ora il disco vero e proprio del ritorno: “There Are Rules”. Sin dall’opening “Tithe” e il suo riff coinvolgente, capace di far tornare indietro nel tempo, si capisce che i Get Up Kids non si sono smossi troppo dal sound di qualche anno fa. Basta prendere anche “Birmingham” o “Regent’s Court”. Ma il problema principale di “There Are Rules” è proprio insito nel modo in cui è stato confezionato questo sound. Il mix di Bob Weston, nonostante la sua precedente esperienza proprio con i Get Up Kids nel debutto “Four Minute Mile” e la sua militanza al basso con gli Shellac e dietro la consolle con June Of 44, Polvo e Nirvana, non regala giovamento ad un’atmosfera troppo ‘quadrata’ e che lascia poco spazio alla divagazione- Le idee ci sono: ad esempio “Shutter Your Lungs” o la conclusiva “Rememorable”, ma l’uso sconsiderato di suoni elettronici datati e arrangiamenti finto-wave fuori tempo massimo (“Automatic”) annichiliscono la valutazione globale.

Sicuramente sapranno darci dei live che da molto tempo tanta gente attende con ansia, ma “There Are Rules” rimane un disco onesto, un buon compitino ma nulla di più.

Photo Credit: Press Polyvinyl Records