Nuovo disco per l’instancabile Stephen Wilkinson in arte Bibio, l’ex studente di Arti sonore alla Middlesex University di Londra è alla sua terza prova per Warp, dopo aver pubblicato altrettanti lavori dediti al downtempo usciti con Mush. Sono passati circa due anni da “Ambivalence Avenue” che fece balzare sulla sedia in parecchi, ed ecco per le mani questo scintillante “Mind Bokeh”, dedicato dall’autore a tutto ciò che porta all’annebbiamento della mente umana, che si tratti di meditazione o sostanze chimiche fa lo stesso.
In effetti ‘bokeh’ è temine giapponese che sta per nebbia ma è pure termine tecnico della fotografia e rappresenta tutto quello che è fuori fuoco e quindi non quantificabile. Piuttosto chiaro è il percorso dell’autore, che si è affrancato ormai totalmente dal suo passato di ambient e folk per giungere ad una forma canzone per quanto sui generis.
L’iniziale “Excuses” in questo è paradigmatica: parte ambient e sfocia in canzone, con la voce che si fa strada tra loop di chitarra e melodie indie-troniche, segue chiusa quasi trance. In “Pretentious” l’indie di prima si mescola a cadenze da dance floor anni Settanta, proiettando l’ascoltatore in uno “Studio 54” rallentato con tanto di tastiere e voce in falsetto. “Wake Up!” rappresenta di certo il picco dell’album, nel quale si sentono richiami orientaleggianti uscire da una radiolina a transistor ad unire la Londra del nostro al Levante yankee di quell’altro genio folle di casa Warp, Gonjasufi. In un contesto piuttosto eterogeneo tra il funk (“Light Sleep”) e il soul giocoso (“K is For Kelson”), richiami ai padri Boards Of Canada in “Mind Bokeh” e accostamenti agli ultimi lavori di Four Tet e Caribou nella conclusiva “Saint Christopher”, stride la sferragliante “Take Off Your Shirt” un po’ più che ispirata ai Phoenix.
“Mind Bokeh” non è forse il miglior lavoro di Bibio ma è di certo un ottimo disco, divertente e coinvolgente, che merita di essere ascoltato, fosse solo per quella perla, e qui mi ripeto, che è “Wake Up!”.