Io non faccio musica, ma il cacchio che mi pare. Manifesto perfetto per questo disco, ritorno dopo 3 anni di Caparezza con una nuova etichetta, la Universal, e un nuovo concept come idea portante del disco, gli eretici.
Ancora una volta, Capa fa non solo rosicare chi ama il genere musicale, ma anche i potenti, visto che in svariate tracce, con un sapiente uso delle metafore, l’obiettivo della profondissima critica sociale che aleggia tra le note sono proprio loro. Sin dall’incipit Chi se ne frega della musica, dedicato all’ipocrisia imperante nel settore che non risparmia nessuno degli addetti ai lavori, siano essi discografici, artisti o fan, si capisce che non è cambiato nulla in 3 anni. Sono presenti i giochi di parole, sono presenti i synth, sono presenti le chitarre, il suo punto di forza è sempre il suo personalissimo modo di fare il rap.
Lungo l’ora di durata del lavoro troviamo il non plus ultra dei cosiddetti eretici, che in molti casi o hanno pagato con la vita le proprie convinzioni (“Sono Il Tuo Sogno Eretico”, dai suoni medievali in cui viene descritta in breve la storia di Giovanna d’Arco, Savonarola e Giordano Bruno) o sono passati alla storia proprio per il fatto di essere andati contro l’ordine precostituito del tempo (“Il Dito Medio Di Galileo”).
Nel resto del disco incontriamo piccoli sfoghi personali su “House Credibility” piccola frecciata alla scena rap del Belpaese che gli ha sempre rinfacciata la mancanza della famigerata (nell’ambiente) street credibility, e la già citata critica sociale, in pezzi come “Cose Che Non Capisco” e con il primo singolo “Goodbye Malinconia” con Tony Hadley degli Spandau Ballet, ritratto di una società italiana prima descritta in modo malinconico in, società stessa poi ferocemente allegorizzata, criticata e fatta a pezzi ne “La marchetta di popolino”, che forse soffre di un arrangiamento un po’ troppo scontato, per sfociare nella marziale e devastante “Non Siete Stato Voi”, lucidissima critica dell’italiano medio, in particolare della classe politica.
Spicca il featuring con l’ormai giamaicano d’adozione Alborosie (ex Stena dei Reggae National Ticket) su “Legalize The Premier” e l’inno allo spoiler di “Kevin Spacey”…e se non siete cinefili, questa è una traccia da evitare accuratamente.
“Il Sogno Eretico” conferma in pieno tutto quello che conosciamo di Caparezza: scrittura eccelsa, nessuna paura di contaminare il proprio suono anzi, voglia di spingersi sempre oltre. Lo standard da raggiungere per chi aspira a fare un rap che si distacca dai canoni del classico suono americano, si conferma sempre molto in alto. E pazienza se i puristi del boom bap storceranno il naso ancora una volta.