Egokid
Ecce Homo

I milanesi Egokid li avevamo lasciati nel 2008 con “Minima Storia Curativa”, con cui erano riusciti a far parlar di loro grazie a un buon disco di scuola brit-pop. Li ritroviamo oggi, tre anni dopo, con “Ecce Homo”, quarto album pubblicato dalla band e secondo in lingua italiana, prodotto da Giulio Calvino (Hot Gossip, Ayris) e registrato da Taketo Gohara (Baustelle, Vinicio Capossela), con la collaborazione di Sergio Carnevale alla batteria.

Ben collegati quindi nell’ambiente in cui operano (nei ringraziamenti del disco c’è mezza scena indipendente italiana), i sei ragazzini egocentrici ripropongono, al solito, un lavoro contraddistinto da una scrittura intelligente e attuale; se però in passato ci avevano abituati a un gusto particolare per la tematica queer, in “Ecce Homo”, come da titolo, preferiscono affrontare nella sua interezza il dramma dell’uomo moderno. Esemplare è da questo punto di vista “L’Uomo Qualunque”: soldi, politica, chiesa, nel testo accompagnato da una buona base di stampo brit-rock non manca niente. Passione brit-rock abbondantemente presente nel lavoro, da “Con Stile” a “Universo”, culminando nella buona cover di “Boys & Girls” dei Blur, che qui diventa “Ragazze + Ragazzi”. Al contrario, “Non Si Uccidono Cosi’ Anche I Cavalli?” e “Parabole” vivono l’influenza di un certo pop intellettualoide italiano anni 80 (Battiato, Giuni Russo e via dicendo), mentre i fiati e il piano di “Come Un Eroe Della Marvel” tornano ancora più indietro nel tempo ammiccando a Studio Uno, a Mina, ai grandi classici di casa nostra. Dimostrazione che si può amare la buona musica internazionale continuando a riconoscere quanto di valido ci sia (stato) in patria.

Con “Ecce Homo” gli Egokid raggiungono la sicurezza e la maturità  necessaria per uscire dai circuiti più underground dell’ascolto (qualità  rare e non sempre assicurate dalle band che virano a una svolta commerciale, anzi), un passo atteso per una band rara nel panorama italiano.

Ascolta “Ragazzi + Ragazze”