(Premessa: io sono un fan sfegatato del gruppo in questione. Ho cercato di essere però il più obiettivo possibile)
Prima dei rapper bianchi odierni, prima di Eminem, prima di Everlast, prima di B-Real de Cypress Hill, prima di Vanilla Ice…gli unici bianchi con un minimo di credibilità in ambito rap erano tre ebrei newyorkesi che provenivano dal punk: MCA, Mike D e AdRock, che dall’esordio “Licensed To Ill”, prodotto da Rick Rubin, hanno messo in fila un disco più bello dell’altro (su tutti, a mio gusto, “Paul’s Boutique”, “Check Your Head” e “Hello Nasty”), guadagnandosi il rispetto di tutti (basti pensare che Jay-Z nel suo DVD “Fade To Black”, mentre si trovava da Rubin a registrare “99 Problems” alla presenza di Mike D, dice they’re architects of what we do right now).
“To The 5 Boroughs”, uscito nel 2004, fu un po’ una delusione, nonostante “A Open Letter To NYC” (se andate a New York City provate a girare la città con questo brano nelle cuffie: a me ha fatto venire i brividi). “The Mix-Up” è stato un LP strumentale davvero ben fatto (Best Pop Instrumental ai Grammy nel 2008), poi MCA ha scoperto di avere il cancro e “Hot Sauce Committee part one” non hai mai visto la luce. E siccome loro non fanno mai le cose come gli altri (basti pensare ai loro primi tre album, uno diverso dall’altro), la “part one” non ha visto la luce e sono andati direttamente alla “part two”. E mi viene da dirgli solo grazie di fare musica.
Anticipato da uno streaming al Madison Square Garden e da un cortometraggio dal titolo “Fight For Your Right Revisited”, l’album contiene 16 tracce per 45 minuti di stile allo stato puro. Classici anthem alla loro maniera come il singolo “Make Some Noise” in apertura e il classico cazzeggio di “Nonstop Disco Powerpack” e “Ok” sono già una garanzia di qualità .
Groove killer dopo groove killer conditi da qualunque tipo di suono vi possa venire in mente, e quindi tastiere old school, campioni, suoni del Nintendo su “Say It”, synth, il tutto condito dal loro classico braggadocio, molto presente in questo disco e dal loro rhyming old school, quadrato ed efficace.
Spiccano le 2 collaborazioni dell’album, con Nas su “Too Many Rappers” e con Santigold su “Don’t Play No Game That I Can’t Win”, in giro per il web criticata da alcuni ma che secondo me risulta vincente anche per l’atmosfera e il tiro reggae del tutto, mostrando come dopo più di 20 anni i Beasties non hanno paura di mettersi in gioco. L’unica pecca del disco, a mio avviso, sono gli effetti sulle voci dei nostri tre eroi, delle volte un po’ fastidiosi, soprattutto quelli applicati alla voce di Mike D.
Ma è un difetto trascurabile…in fin dei conti sono i Beastie Boys, non fanno mica le cose come gli altri!
ps: ma chi è sto Bill Harper??