La magia del progressive e del post rock sta nell’essere in grado di costruire tramite melodie e suoni una porta spazio-temporale in grado di guidare l’ascoltatore in una realtà alternativa. Per lo meno questo è l’incantesimo che un buon post rock e un buon progressive riescono a compiere. Con l’omonimo “Long Distance Calling”, la band teutonica conferma di avere tutti gli strumenti necessari per trascinarci in tali mondi.
A due anni da “Avoid the Light”, accolto positivamente da critica e fan, il gruppo tedesco torna con sette canzoni dalla durata non inferiore ai 5.50 minuti, in cui gli strumenti prevalgono e il cantato compare solo con la comparsata di John Bush (Anthrax, Armored Saint) in “Middleville”.
L’opener “Into The Black Wide Open” catapulta il viaggiatore in un mondo onirico composto di atmosfere inquietanti e voci spezzate, in un climax che si evolve in un intenso gioco di chitarra e batteria completandosi con un assolo di chitarra. Brano che alterna le influenze più rozze e legate al metal tradizionale e interludi d’impianto progressive è “The Figrin D’an Boogie”, in cui momenti di grande potenza espressiva lasciano spazio a pacati intermezzi chitarristici. Cambi continui e inaspettati riecheggiano anche in brani come “Invisible Giants” e “Timebends”; quest’ultimo si presenta inoltre come un brano più melodico e pulito del precedente, forse il meno coinvolgente di tutto il disco. Dopo questo intervallo più melodico tornano i nervosi riff di chitarra nell’ottima “Arecibo”, ma è con “Middleville” e “Beyond the Void” che la band da il meglio di se. Se nella prima la voce di Bush accompagna l’altalenarsi di quiete e tempesta in scatti nervosi e sperimentazioni progressive, è con “Beyond the Void” che l’album raggiunge un apice di emotività e giustifica pienamente il responso positivo che negli ultimi anni la band ha raccolto dalla critica e non solo.
Un album imperdibile per gli amanti del genere e che nonostante una qualche perdita temporanea di fluidità e risolutezza si presenta come un ottimo sposalizio tra il metal più melodico e le influenze post rock.