Una scorpacciata di nostalgia con questo terzo album della seconda vita della band dei fratelli Kirkwood (accompagnati stavolta dal batterista Shandom Sahm), di certo il più ispirato del lotto.
Ma non di sola nostalgia vivono i Meat Puppets del 2011, loro che furono ispirazione di tanti eroi dell’epoca grunge ma non solo (Michael Stipe è un devoto fan), potendosi fregiare di diritto del titolo di band seminale, ci presentano un lavoro che mescola con grande perizia pop (“The Spider and The Spaceship”, “Amazing”), country (“Lantern”, “Baby Don’t”) e psichedelia desertica (la splendida “Way That It Are”). C’è anche un pizzico di ska giamaicano in “Shave It”.
Un lavoro fortemente e genuinamente americano, dove la melodia la fa da padrona unendosi in maniera perfetta ad una grande solidità di scrittura e a quella fluidità sonora che è marchio di fabbrica Meat Puppets. Il tutto unito ad un clima di grande rilassatezza e divertimento che non guastano mai, così che l’ascolto si rivela veramente piacevole e la ripetizione di esso per nulla pesante.
Ovviamente stiamo parlando di un disco di genere, che rifugge la “contemporaneità ” e le mode del momento: non potrebbe essere altrimenti per una band che ha aiutato a scrivere alcune tra le pagine migliori della musica rock. Il talento e il gusto però non finiscono mai in soffitta.
Ascolta “Damn Thing”