In principio fu:
– Mamma mia che schifo il singolo nuovo appena uscito. / Suonano uguale agli Animal Collective. / No, suonano diversi perchè i Battles sono metodici anche quando cazzeggiano. / E poi comunque non vale quanto “Mirrored” perchè non è “Mirrored”. / Non vedo l’ora di stroncarlo dato che l’ho già ascoltato tre mesi prima dell’uscita perchè avevo una copia super-watermarked. / La copia super-watermarked ce l’avevo solo io, lo giuro. Super-mega-maxi-watermarked, sempre più watermarked della tua. / Ah, come manca Ty Braxton al suono della band. Perchè se ne è andato? / E poi la sezione ritmica, due vecchi che riciclano sempre le stesse idee. / Dovevano fermarsi al primo disco, se vengono a suonare in Italia non vado neanche a sentirli. / Poi, che cazzo è l’idea di chiamare ospiti a cantare in alcuni loro brani? Solo i gruppi nu metal che ascoltavo da ragazzino erano soliti ricorrere alle ospitate per nascondere i loro evidenti limiti. / Son meglio i (inserire un nome a caso, meglio se completamente sconosciuto), non ascolto altro e sono la mia nuova droga. Altrochè i Battles. –
poi l’album iniziò a girare sul serio e la storia cambiò.
“Gloss Drop” è un disco molto coraggioso. Sarebbe stato troppo facile fare un altro “Mirrored” per fare contenti i fan duri e puri che volevano da loro un altro album esattamente come quello (che poi magari non sarebbe piaciuto comunque, visto che i Battles andavano di moda tre anni fa mentre adesso la musica hype è altra e non è come questa), ed invece i Battles hanno scelto di virare e di fare una cosa diversa, eliminando parecchi degli orpelli pop che infestavano il loro suono ed ottenendo un risultato di gran lunga migliore del disco precedente. Basti dire che hanno addirittura riesumato niente popo’ di meno che Gary Numan. Solo Armand Van Helden nel suo periodo più pagliaccesco (quando saliva sul ring in tenuta da boxeur assieme a Fatboy Slim e lo sfidava in un dj set per Mtv, in seguito Fatboy Slim è diventato alcolista e probabilmente è stato perchè si vergognava per essersi prestato a cose del genere) ed i Fear Factory più bolliti hanno dimostrato altrettanto coraggio riesumando una figura del genere, solo che i Battles lo fanno (“My Machines”) con l’ironia che non ti aspetti da gente che fondamentalmente suona come una math-rock band metà anni novanta che ha ascoltato l’intero catalogo della Warp (che incidentalmente è la loro etichetta discografica) ed ora agisce di conseguenza. E vincono la sfida, e la vincono pure grazie a “Ice Cream” (con un Mathias Aguayo più flippato che mai), “White Electric”, “Africastle” e “Sweetie & Shag” (addirittura con Kazu dei Blonde Redhead alla voce, una cosa del tipo che se avessero avuto un minimo di decenza i Blonde Redhead avrebbero dovuto evitare di pubblicare una ciofeca come l’ultimo album per cercare invece di suonare come questo brano).
Grandiosi Battles. In pratica se li ascolti sul serio decidi sui due piedi che è ora di smetterla di farsi le seghe mentali sui vari forum musicali in giro per la rete spacciandosi per gli esperti musicali che non si è, cercando di sviscerare ogni singolo suono di un disco oppure semplicemente parlarne a vanvera, stroncarlo senza nemmeno averlo ascoltato a fondo oppure stroncarlo dopo averlo ascoltato fin troppo solo per cercare un determinato particolare che non risponde alle proprie aspettative e al proprio gusto personale. La musica deve essere vissuta diversamente, perchè se la si deve vivere così tanto vale diventare ciechi di fronte ai filmati hard cortesemente offerti da YouPorn, tanto vale ascoltare solo il primo disco di un gruppo e poi fermarsi perchè il resto non risponderà mai ai propri desideri nemmeno tanto nascosti. L’ascolto di musica è soprattutto un’attività ludico-ricreativa e non una scorciatoia qualsiasi per aumentare la propria autostima.
Son curioso di sentire come i Battles riusciranno a rendere live questo “Gloss Drop”. Ho sentito dire in giro che lo suonano uguale ma con le voci dei cantanti registrate, se decidessero di portarsi sul palco Gary Numan sarebbe bellissimo.