Risvegliarsi nel corpo di un altro e riviverne ogni volta i suoi ultimi 8 minuti di vita su un treno di pendolari diretto a Chicago, fino a quando non troverà l’attentatore responsabile dell’esplosione. E’ questo il compito del capitano Colter Stevens (Jake Gyllenhaal), pilota di elicotteri e veterano in Afghanistan. Di più non può sapere perchè la missione è top-secret, denominata “Source Code”.
Torna a distanza di due anni dal suo piccolo capolavoro d’esordio, “Moon” ““ probabilmente il più bel film di fantascienza del decennio – il regista britannico Duncan Jones, figliol prodigo della star della musica mondiale David Bowie, approdando ad Hollywood con un film dal medio budget (32 milioni di dollari), un cast d’eccezione, seppur ristretto (Jake Gyllenhaal, Vera Farmiga, Jeffrey Wright) e soprattutto una storia di più ampio respiro rispetto al suo primo lavoro, adatta anche ai meno avvezzi con il genere di nicchia come la Science Fiction.
Anche in questo progetto ritroviamo le tematiche care al regista, ed in un certo senso “Source Code” rappresenta il prolungamento naturale di “‘Moon’, continuando a descrivere quella predisposizione ad indagare le possibilità di un individuo, che da solo riesce a cambiare le proprie sorti e quelle degli altri, pur rimarcandone la sostanziale fragilità .
Tutto questo sorretto dall’impalcatura di un genere, lo sci-fi, che negli ultimi anni aveva perso la freschezza e la potenza del canone degli esordi (“2001 ““ Odissea nello spazio”, “Solaris”) ridotta alla spettacolarizzazione degli effetti speciali e schiava degli espedienti visivi.
Jones rinnova quella tensione ed utilizza la fantascienza come espediente per indagare le dinamiche più oscure ed intime dell’animo umano, e con il suo ausilio elabora una grammatica introspettiva che scandaglia la psiche e concentrare l’attenzione sul tema portante dell’identità . Bowie junior è abile a riuscire a coniugare queste premesse con l’action-thriller che strizza l’occhio al grande pubblico, a fondere le istanze della fantascienza classica con i blockbuster moderni, senza pagare dazio all’intrattenimento con la sofisticatezza del proprio sguardo, sviluppato con uno stile concreto ed impeccabile. Da elogiare infine la prestazione attoriale di Jake Gyllenhaal, finalmente a proprio agio in un ruolo degno e congeniale alle sue potenzialità interpretative.
Dentro tanta materia cerebrale batte un cuore caldo. Bentornata fantascienza.
Regia di Duncan Jones |