Abbiamo atteso Bon Iver dal 2007, da quando “For Emma, Forever Ago” si è insinuato nelle orecchie e nel nostro cuore di ascoltatori. Se fosse una storia d’amore le canzoni di “For Emma” non sarebbero sms o email ma lettere scritte su bigliettini improvvisati, improbabili ed eccezionali istantanee emozionali.
Ad un primo ascolto del nuovo disco omonimo, come amanti pazienti oggi siamo colti dall’immediata consapevolezza che l’attesa è stata ripagata, che non ci siamo traditi e non siamo stati traditi, che quel filo conduttore tra noi e la musica di Justin Vernon non è stato spezzato. Per ogni lettera di “For Emma”, oggi ci sono tante cartoline, un diario di viaggio, come se Vernon stesso fosse uscito dalla sua stanza, dai suoi accordi scheletriti e dal suo lirismo spezzato per consegnarci il resoconto del suo percorso, per dirci che non si è dimenticato di farci sapere cosa c’è dentro e fuori da quella stanza. Per renderci ancora una volta partecipi delle sue ambientazioni sonore che si arricchiscono in questo nuovo album di strumentazioni più dense, più consistenti.
I testi non sono più appesi al falsetto di Vernon ma vivono in sincrono con arrangiamenti strutturati, distorsioni, riverberi, beat downtempo o sassofoni come in “Minnesota WI” e “Hinnom TX”. Percussioni da marching band e chitarra elettrica per l’apertura di Perth, ancora rimpiazzo della vecchia acustica ed impianto melodico più consistente in “Towers”, squarcio di bellezza tra i migliori prodotti dal cantautore americano. Tenue e pop la chiusura di “Beth/Rest” mentre l’inconfondibile voce dell’autore si fonde e colora la barriera dei synth per “Calgary”, meravigliosa cifra di stile del “‘nuovo’ Bon Iver.
Un disco che senza rinunciare ad una vibrante carica emotiva, suona maturo, aperto e meno ostinatamente ripiegato su se stesso ed in cui persino i brani più marcatamente introspettivi come “Michicant” assumono toni meno drammatici e assoluti rispetto al passato.
C’è chi dice “toccare il cielo con un dito” ma con questo album Bon Iver fa qualcosa di più intenso e disarmante. Bon Iver tocca il mondo con un dito. E se fossero cartoline, vorrei che la mia venisse da Calgary.