Devo essere onesto. Ci ho messo un bel po’ a decidere cosa scrivere in questa recensione. Per un semplice motivo, non riuscivo a capire dai primi ascolti se sto disco mi è piaciuto davvero oppure no.
Approfonditi passaggi nei vari lettori alla fine hanno chiarito il dubbio. Si, è un bel disco, i ragazzi ci sanno fare e questo non lo scopriamo sicuramente adesso. Non è un capolavoro, non trasuda originalità (tanto per dirne una, il disco di SebastiAn personalmente l’ho trovato molto più fresco e originale) ma una personalità solida, ma è un disco che dice la sua nel panorama nu-rave, soprattutto con l’estate ormai alle porte (anche se da un punto di vista meteorologico non sembra proprio così, ma tant’è).
Il nuovo disco dei ragazzi di Amburgo, che arriva quattro anni dopo quell’ “Idealism” (che ha fatto definitivamente innamorare lo scrivente del genere) il cui singolo “Pogo” li lanciò in testa alle charts, riprende l’esordio fulminante ed eccetto qualche momento in cui gli echi di pop anni ’80 si aggiornano e salgono di bpm (vedi il singolo “2 Hearts” e “Circles”) lo incattivisce, con 3-4 pezzi che saranno bombe atomiche sulle dancefloor ed episodi che iniziano a porre le basi per un percorso che incrocia l’electro rock come “Forrest Gump” (in cui c’è la manina di Julian Casablancas degli Strokes) e “Antibiotics”, in cui è fortissimo l’esempio dei Chemical Brothers.
Dicevamo di un disco solido ma fondamentalmente privo di originalità , con un suono consolidato e riconoscibile al primo ascolto, che omaggia le influenze dei due compositori con una punta di nostalgia e rende il tutto ascoltabile, godibile e soprattutto ballabile, considerando le enormi aspettative che c’erano riguardo il ritorno del duo tedesco.
In fin dei conti, spesso dai dischi questo è ciò che ci si aspetta, e questo è l’importante.
Il singolo con cui i ragazzi si sono presentati al pubblico (“These 2 Hearts”) non rispecchia il disco, dato che sarebbe potuto essere una b-side del loro esordio. Qui dentro c’è molto di più di un ricordo, c’è un suono che ormai fa parte di un canone e che in un certo senso ci rende vecchi, ci fa venire nostalgia di cose che sono successe pochissimo tempo fa. Dal punto di vista della poetica del digital pop, i tempi e le onde si stanno restringendo sempre di più.
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2. 2 Hearts
3. Circles
4. Blitz
5. Forrest Gump
6. Reeperbahn
7. Antibiotics
8. Just Gazin’
9. Miami Showdown
10. Encore
11. Sleepwalker