Io li ho già sentiti gli Yacht di “Shangri-La”. Si chiamavano Bis, era il 1999 ed il disco era “Social Dancing”. Quella sezione ritmica, quel groove assassino, quei sintetizzatori da quattro soldi, quelle armonie vocali geniali, quel cazzeggio intelligentissimo, quelle canzonette che sembrano filastrocche idiote ma che in realtà non lo sono e ti si appiccicano addosso come chewing-gum, sono i Bis (i Bis, beato chi se li ricorda. Tutti impazzirono per “Social Dancing”, loro in seguito firmarono per la Grand Royal dei Beastie Boys poi si persero per strada). Si potrebbe anche chiuderla qui, ma c’è dell’altro da dire.
C’è che “Shangri-La” cresce ascolto dopo ascolto e si dimostra un gran bel disco che ha la sfiga di non essere uscito nel 2007. Tanto per dire, se fosse uscito quattro anni fa tutti sarebbero impazziti e a quest’ora di starebbe già ossessivamente parlando di “disco dell’anno con sei mesi di anticipo”, “musica che spacca la merda”, “legna”, “devo recuperarmi anche il resto della discografia visto che sono ormai al quinto album” – come era uso scrivere su blog e webzine quattro anni fa ““ ma visto che oggi siamo nel 2011 questo “Shangri-La” non se lo filerà praticamente nessuno (ovviamente spero di sbagliarmi). D’accordo, c’è questa costante sensazione di già sentito che ti porta a chiederti se per caso non sei precipitato in una voragine spazio-temporale che ti ha riportato indietro di quattro anni (oppure di dodici anni, se proprio vogliamo erigere i Bis a piccolo classico sotterraneo), ma in fondo qual’è quella band che non ha mai attinto a piene mani dal repertorio dei Talking Heads e dei B52’s? Qual’è quella band che non ha condito il tutto con un electro-pop semplice quanto efficace? Qual’è quella band che ha inventato qualcosa di nuovo ultimamente?
Se quattro anni fa siamo impazziti per le CSS (le CSS! non erano niente male! non mi ricordavo neanche più della loro esistenza! finirono addirittura nella colonna sonora di un videogioco calcistico che non sto qui a menzionare per non fare pubblicità gratuita! forse hanno pure fatto i soldi!) perchè oggi non possiamo apprezzare incondizionatamente autentiche bombette disco-punk (definizione da prendere con le pinze, viso che gli Yacht vanno oltre certe sterili etichette) come “One Step” e “I Walked Alone”, cose che spesso e volentieri ti sorprendi a canticchiare anche contro la tua volontà ? Perchè non possiamo pure impazzire anche se fuori tempo massimo? Perchè godersi in santa pace la cantilena electro di “Love in the Dark”, la Penguin Cafe Orchestra che ha bevuto quattro Red Bull in un brevissimo lasso di tempo di “Utopia”, i Neu! versione j-pop di “Beam Me Up” ed i Coors riverniciati di decenza indie della omonima title track? Perchè dobbiamo per forza inseguire presunte novità che poi tanto novità non sono, visto che la moda è ciclica, prima o poi tutto ritorna e poi tanto non si inventa più nulla?
E allora ben vengano dischi come questo anche se sono tutto fuorchè innovativi. Quattro anni fa avevamo solo quattro anni in meno, per preoccuparci dello scorrere del tempo c’è sempre tempo. L’importante è rimanere giovani dentro, l’importante è trovare musica che ti aiuti a farlo. Come i Bis, che nel 1999 sembravano una delle cose più belle del mondo e poi sono inaspettatamente rimasti sospesi in quell’annata, per sempre giovani in un mondo che si è scordato di loro ma non troppo (visto come suona questo disco degli Yacht).
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2. Dystopia (The Earth Is on Fire)
3. I Walked Alone
4. Love in the Dark
5. One Step
6. Holy Roller
7. Beam Me Up
8. Paradise Engineering
9. Tripped & Fell in Love
10. Shangri-La