La faccenda l’ho vissuta così: l’uscita di “Life Of Leisure” nel 2009 l’accolsi come una vera e propria folgorazione. Allora si parlava di Hypnagogic Pop, una di quelle tante corse ad affibbiare nomi a cose che nomi non vogliono avere. Per qualcun altro il termine più esatto era glo-fi (definizione meglio riuscita). Ma al di là delle classificazioni l’esperienza Washed Out, elargita nelle pochissime tracce di quell’EP, significò un nuovo modo di ripescare negli anni 80. Riprendere certi suoni (kitsch a non finire) e ridefinirli. Ribattezzare quella vecchia stagione nella più amena parrocchia dell’indie smodato.”Life of Leisure” era quelle ultime ore in spiaggia sotto il sole ormai stanco. Era quelle folate di salsedine quando la testa un po’ ti gira dopo qualche birra e una sigaretta di troppo.
Due anni fa a Washed Out ci affiancavi Memory Tapes e Neon Indian e riuscivi a capire cosa intendessero con quelle etichette di fantasia. O forse non lo capivi affatto. Ma la formula era la stessa: psych-pop, dichiarazioni d’amore eighties, disco, e tanto, tanto low-fi. Una soluzione à -la page in questi anni in cui basta aggiungere un ingrediente nuovo e gridare al miracolo. “Life of Leisure” era comunque un capolavoro, o meglio, il trailer di un capolavoro. Sei tracce che non superano i due/tre minuti di durata erano ancora troppo poche per fare i conti con la storia. Un assaggio. E allora ci metti una pietra sopra e aspetti. Passano due anni e sembra ancora ieri, è estate ed il caldo comincia a darti fastidio sul serio, il mare lo immagini solamente perchè in fondo non ti è mai piaciuto per davvero e dici: ecco, è il momento di “Within and Without”.
Parte “Eyes Be Closed” e capisci che ad Ernest Greene (colui che si nasconde dietro il nome Washed Out) le etichette stanno strette. Quel fenomeno bizzarro dell’Hypnagogic Pop non hai fatto manco in tempo ad odiarlo che già è sparito. Anche se la direzione è la stessa di allora: mare, ombrelloni sopra la testa e ombrellini dentro vodka-lemon con tanto ghiaccio e di fronte il tramonto, i colori pieni di luce che sanno di vecchie polaroid, shoegaze, elettronica, voci ovattate, l’onnipresente retrogusto vintage e molta malinconia; quello che manca è quel senso di fatto-in-casa che dava l’impressione di una realtà trasfigurata, in bilico con l’allucinazione, ai margini dell’alienazione. Lo zampino è della sempreverde Sub Pop. Dietro ad “Amor Fati” sembra nascondersi spirito Talk Talk di “The Colour Of Spring”, mentre “Far Away” ha qualcosa a che fare anche col minimalismo indietronico dei Notwist. “Echoes” è un pretesto come un altro per ballare, un invito a lasciarsi andare, ma senza troppo entusiasmo. “Before” è una vecchia foto satura di colori ormai ingiallita. E se “You and I” è l’ultimo splendido colpo di sole, “A Dedication”, ballad melanconica, è quel rosso nel cielo che ha il sapore dell’ultimo bagno.
“Within and Without” è un mondo in fiamme in cui si ha ancora la voglia di ballare. Di tuffarsi dietro la resina scura di vecchi WayFarer e lasciarsi andare alla nostalgia. è quel modo di guardare alle cose abbandonandosi alle sfumature. “Within and Without” è l’inizio dell’estate. L’odore del mare che senti addosso. “Within and Without” è un disco grandioso.
Credit Foto: Blair Greene