Non saprei dire in che rapporti sia Andrew Butler con questi Azari & III (noto dalla loro pagina Facebook che sono fan degli Hercules and Love Affair, se non altro non fanno i vaghi) ma se fossi in lui comincerei a preoccuparmi. Come se non bastassero tutti gli spin-off del megagruppo di base newyorkese che ogni giorno affollano la blogosfera, qui c’è chi cerca di fargli le scarpe con una formula molto vicina a quella proposta dal rosso dj di Detroit.
Il gruppo canadese, animato dai due produttori e dj Dinamo Azari e Alixander III, incrementa l’apporto scenico grazie a due vocalist d’effetto. Fritz Helder, già coinvolto in un proprio progetto nu-disco, è una sorta di versione rivista e attualizzata di Frank Farian dei Boney M, rochezza vocale inclusa. Al contrario Starving Yet Full dà il suo apporto più femmineo al progetto, tra vocalismi black da house di fine anni ’80 e passi di vogueing; basta uno sguardo alla formazione e all’estetica proposta per ricollegarsi al sopracitato collettivo di Brooklyn. Se però gli Hercules hanno dovuto aspettare la seconda pubblicazione per divagare maggiormente dal sentimento electro che li accomuna, il progetto Azari & III parte in quarta con una selezione ben più eterogenea, espressione diretta delle diverse influenze dei componenti.
Se il disco parte infatti con la doppietta “Into The Night” e “Reckless (With Your Love)”, sfavillante sequenza di house newyorkese fine anni ’80, già dalla terza traccia si respira un’aria diversa. “Tunnel Vision” è un ipnotico pezzo di scuola Detroit inizio anni ’90, tra ritmi techno e piano elettrico a raffinare il tutto, così come la successiva “Indigo”, dove a rallentare i ritmi troviamo inoltre la presenza di vocalizzi riverberati. “Lost In Time” tasta i territori della tribal-house meno originale, mentre la riuscita “Infinity” unisce un tappeto di drum-machine di scuola Kraftwerk nell’era “Computer World” ai classici synth sfumati a dar quel tocco etereo che non guasta mai. Ripresa techno in “Change Of Heart”, che anche grazie ai celestiali vocalizzi femminili può portare alla memoria gli ultimissimi Chemical Brothers, quelli di “Snow” per intenderci. La riuscitissima “Undecided” ha il dovere di riportarci sul pianeta Hercules, alternando rapidi ritmi techno a crescendo houseggianti, traghettando l’ascoltatore alla doppietta finale composta dai singoloni “Hungry For The Power” e “Manic”, pura potenza disco 90s. Lungi dal fare paragoni con la cricca di Butler, che in ogni caso ha pubblicato uno dei dischi più interessanti del 2011, il debutto degli Azari si pregia di una verve rara. Il gioco è la scomposizione e ricomposizione di 30 anni di musica da ballo e la partita è decisamente vinta.