Se è vero che i Pavement non hanno mai scritto una canzone brutta, lo stesso non si può dire del Malkmus solista. La sua carriera in solitaria, accompagnata dai Jicks, non ha mai dato i risultati sperati. Chi aveva pensato al naturale proseguimento delle gesta di una delle band più importanti degli anni Novanta (e non solo), si è trovato di fronte a dischi perlopiù fuori fuoco, contenenti alcuni guizzi propri di un autore straordinario, ma nel complesso privi di quella grandezza compositiva che ci si aspetterebbe da uno come lui. Ma ora, al quinto album, qualcosa è senz’altro cambiato: questo ragazzone di quarantacinque anni ha finalmente ritrovato la sua strada.
“Mirror Traffic” ha infatti già vinto la sua facile partita: rappresenta la miglior prova del Malkmus solista, senza dubbio quella più ispirata, compatta, convincente. Già la frizzante “Tigers” posta in apertura, brano che non sfigurerebbe all’interno di “Brighten The Corners”, ci dà un’idea di come sarà l’andazzo generale. Tra passaggi à la Pixies, brillanti colori elettroacustici, echi folk ““ country uniti ad una vena dannatamente lo ““ fi, vera costante nell’opera del Nostro. Il tutto, condito da una spiccata forza Pop con la P maiuscola; nella più nobile accezione del termine.
Grandi sferzate elettriche e morbide pennate acustiche: parti chitarristiche quindi più concrete, efficaci e meno onaniste rispetto ai precedenti episodi. Melodie sghembe, testi che alle volte sfiorano l’assurdo; ballate agrodolci che intervallano momenti di ben più alta abrasività ; il tutto, sempre da applicare ad una filosofia e a un approccio pavementiani.
Dentro questo album pare esserci tutto l’universo Malkmusiano, scandagliato e rivisitato in ogni suo anfratto. Con estrema semplicità e voglia di divertirsi (e far divertire), Stephen ci regala un disco inaspettato. Forse non perfetto, ma comunque qualcosa di cui godere, e che fa sperare in un roseo futuro. Bentornato tra noi, “‘sta volta per davvero.