Se la maturazione dei CSS nel passaggio dall’omonimo, giocattoloso debutto a “Donkey” è stata la svolta di un gruppo nato, senza troppe pretese, come passatempo di un gruppo di designer e musicisti part-time con l’apporto, divenuto poi permanente, del polistrumentista e produttore Adriano Cintra, vera anima del gruppo insieme a Lovefoxxx, oggi più che mai punkette da copertina, al terzo lavoro su lunga distanza e a quasi una decina d’anni dalle prime registrazioni è evidente come le cose si siano fatte serie per i cinque brasiliani stanchi di essere sexy. Serietà misurata in termini di vendita, di collaborazioni illustri e di crescente popolarità .
“La Liberación”, scritto e registrato prevalentemente in tour, già in rodaggio nei live del gruppo da mesi, vede un’ulteriore evoluzione da parte del quintetto, non esclusivamente sul piano più tecnico della produzione, che comunque registra abbondanti passi avanti dalle genuine cozzature del disco d’esordio come dal valido “Donkey”, nel quale già erano evidenti cambiamenti stilistici. In questo nuovo album, proseguendo sulla scia del predecessore, si fa più marcato il solco di un pop-rock divertente e divertito, ma pur sempre pop-rock, allontanando l’ascoltatore, seppur non definitivamente, dalle danzerecce atmosfere electro-punk, o electroclash, o nu-rave o chiamatele come volete. Tre anni di distanza che non sconvolgono quindi come quelli di passaggio tra i primi due dischi, ma arricchiscono a modo loro una formula già collaudata e funzionante.
Vien fuori da sè che “Hits Me Like a Rock”, reggaeggiante primo singolo estratto, porti alla memoria le medesime sonorità già affrontate in “Let’s Reggae All Night”, chiamando però qui in causa il risorto Bobby Gillespie, col quale Lovefoxxx aveva già diviso il microfono nel 2008. Medesime reminescenze dal passato all’ascolto dell’iniziale “I Love You”, che parte come la tipica canzone à la CSS per sfociare in un finale clubbarolo, o nella banalotta “Echo of Love”. Diversamente, nuovo fervore segna le buone “City Grrrl”, con la collaborazione del progetto trash/cult SSION, tra sintetizzatori acidi e trombette mariachi, la malinconica “Partners In Crime”, arricchita dal piano di Mike Garson, o il midtempo “Red Alert”, in cui tuttavia poco emerge il contributo dei Ratatat. I tre quarti d’ora d’ascolto proseguono piacevolmente senza troppe rivoluzioni o stranimenti, per terminare nella valida “Fuck Everything”, a ricordarci che i migliori CSS rimangono gli ironici bontemponi dance-rock di un tempo.