Belfast è la patria di gruppi come Van Morrison, Stiff Little Fingers e Divine Comedy, eppure i Cashier no.9, non sono assolutamente riconducibili a nessuno dei fratelli irlandesi. Il quintetto di Belfast unisce country e psichedelia, synth e folk, il tutto guidato dalla voce di Daniel Todd.
I Cashier no.9 sono Daniel Todd (voce, chitarra), James Smith (chitarra, voce), Stuart Magowan (basso, voce) Philip Duffy (batteria) e Ronan Quinn (Key, percussioni, voce). Dopo diverse apparizioni live a Glastonsbury, al London’s Electric Proms; al Knitting Factory a New York e il Great Escape di Brighton la band si è recata ad L.A. per registrare l’album “To the Death of Fun”, prodotto dal famoso DJ, produttore David Holmes. Ad accompagnare i testi di Daniel Todd una solida base di chitarra e l’utilizzo generoso di percussioni, xilofoni e synth. Il gruppo lascia che sia la propria musica a parlare di loro, perciò senza indugi lasciamoci avvolgere da questa aurea opalescente che ci avvolge già dall’apertura di “Goldstar”.
Armonica, chitarra acustica e percussioni rimandano ad un folk country più immediato e minimalista (“Lost at Sea”, “Lighthouse Will Lead You Out”) mentre nella maggiorparte del disco abbondano synth e atmosfere più sognanti, che spesso ricordano una esperienza intima alla The Feelies, come le moderne ninna nanne “To Make you Feel Better” e la ballata di “Goog Bye Friend”. Non mancano alcuni brani che fanno della psichedelia la propria colonna portante, creando vere e proprie evoluzioni in un crescendo di suoni e contrasti vocali, elemento cui si basa gran parte dell’album (” Flick of the Wrist”, “Goldstar”, “Promise Wearing Thin”). “To the Death of Fun” si chiude con la malinconica “6% LG”, in cui piano e voce sfumano in un brano semplice e pacato.
Gli Stone Roses incontrano i cugini più giovani Local Natives e Fruit Bats in dieci brani zuccherini e soavi, non adatti per diabetici, ma di sicuro una interessante prova che non potrà che affascinare gli animi più contemplativi.