Se tutto il disco fosse come il quasi omonimo singolo (batteria che pare uscita da “Hallogallo” dei Neu!, chitarre alla Strokes strafatti di ammorbidente, sintetizzatori vagamente ambient, voce di Luke Pritchard mai così convincente, ritornello-chewing gum che ti si appiccica addosso per non staccarsi mai più: davvero una delle cose migliori passate nelle radio di regime da parecchio tempo a questa parte, a modo suo sia facile che sperimentale) ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio capolavoro, roba da consumare a furia di ascolti gridando al miracolo.
Ed invece “Junk Of The Heart” non è tutto così ma è pur sempre un bel disco, soprattutto se paragonato al piattissimo (sicuramente a livello mainstream, e forse anche a livello indie) panorama pop-rock odierno. Giunti al terzo disco e verosimilmente liberi da ogni timore reverenziale verso la loro base di pubblico i Kooks hanno abbandonato ogni velleità di diventare i nuovi Coldplay (o peggio, i nuovi Oasis) ed hanno scelto di fare la loro cosa, con un pizzico di ignoranza e voglia di divertirsi/divertire. Qualche caduta di tono eccessivamente mielosa (sono pur sempre degli animi romantici che al debutto riuscirono a far breccia nel cuore di migliaia di giovani fan in cerca del nuovo Julian Casablancas, no? Devono pure vendere qualche altro disco, no?) come “Killing Me” e “Petulia” ed un suono a tratti forse eccessivamente pulito (cosa sarebbe stata “Is It Me” in mano ad uno come Steve Albini? Roba che neanche nel più bagnato dei sogni, direi) non inficiano il valore di un album che non ha grosse pretese ma che comunque riesce a fare fino in fondo il suo dovere (vedasi ad esempio le super-catchy “How’d You Like That” e “Rosie”, canzoni che nella loro semplicità paiono uscite dalla penna dei migliori Supergrass).
Però diciamolo: se “Junk Of The Heart” fosse uscito per la Domino o per una qualunque altra etichetta mediamente indie ed i Kooks non fossero mediamente famosi a quest’ora tutti in rete starebbero gridando al miracolo, a prescindere dal livello del resto del disco pari a quello del quasi omonimo singolo di cui parlavo in apertura. Non volevo dirla, mi è scappata.