I mesi estivi regalano notti insonni per buoni o pessimi motivi. Sono lo spartiacque tra la prima parte dell’anno e la seconda e sono spesso segnati dai primi bilanci e dai nuovi propositi; puoi passarli dietro una scrivania ad ambire il mare o una casetta di legno sperduta, puoi tornare a casa dai tuoi se il resto dell’anno lo trascorri lontano per lavoro o per scelta, regalarti il viaggio da sempre sognato, puoi star fermo e accompagnare il tempo con un nuovo disco.
Ed in questo contesto, in una di quelle notte insonni, mi sono ritrovata ad ascoltare “Gracious Tide, Take Me Home” dei Lanterns On The Lake e a non riuscire a superare un brano, “You’re Almost Here”: ammaliante e sospeso con la sua andatura dettata dal piano e dai battiti ovattati delle percussioni”… non mancano le carezze degli archi.
Un profondo respiro per un risveglio avvolto da un percettibile suono di archi in “Lungs Quicken”, un timido cantato maschile che acquista coraggio e forza solo con l’incontro femminile in “If I’ve Been Unkind” (pecca del “già sentito”), da “Ships In The Rain”, litania sommessa invocando chi si è perso ad “I love You, Sleepyhead””… serico, intenso ed emotivo in cui si rivive, ma pacatamente, il crescendo speranzoso del post-rock.
Lanterns On The Lake, un sestetto proveniente da Newcastle, che ha alle spalle un cammino lungo un paio di anni tra alcuni EP: “The Starlight Ep” (2008), “Misfortunes And Minor Victories” (2009) e “Lungs Quicken” (2010).
“Gracious Tide, Take Me Home”, che raccoglie vecchi brani e alcuni inediti, è un album sfuggente ad un approccio definitorio: sembrerebbero non mancano fascinazioni per atmosfere folk, ritmiche vagamente riecheggiamenti sonorità shoegaze e post-rock”… dietro l’angolo Low e Sigur Ros.
Bella Union, l’etichetta discografica londinese di Simon Raymond dei Cocteau Twins, con la pubblicazione di questo debut album (previsto per il 19 settembre), ha scelto di puntare su questo gruppo di talento e a parere di chi scrive, non ha sbagliato.
Forse non sarà un “sorprendente album d’esordio” (e in questi termini oserei dire: per fortuna) o una folgorante novità musicale, ma è sicuramente un buon album, se si ha voglia di perdersi un po’.