Primo figlio del fenomeno swag (OFWGKTA e dintorni) il giovane canadese The Weeknd (Abel Tesfaye) è uno dei nomi più caldi e chiacchierati del momento: vocalist e producer appena ventunenne approda al secondo album/mixtape dopo un esordio edito pochi mesi fa, “The House Of Balloons”.
Il nuovo “Thursday” (scaricabile gratuitamente, come il suo predecessore, dal sito dell’artista) è il capitolo intermedio di una trilogia che vedrà la conclusione prima della fine del 2011.
Nume tutelare dell’opera pare essere Frank Ocean, vera anima soul del collettivo californiano di Tyler: stesso struggimento r’n’b digitale, stessa limpida vocalità black, stesse atmosfere torbide e maledette, ma una maggior attenzione verso derive dubstep che permette a The Weeknd di alternare la malinconia evanescente dell’opening-track “Lonely Star” al caracollante e distorto incedere giamaicano di “Life Of The Party”.
Qualche leziosità di troppo, per esempio nel brano che dà il titolo al lavoro e nelle stucchevolezze acustiche di “Rolling Stone”, non oscura comunque certe ottime intuizioni: i riflessi africani nella commovente “The Zone”, l’alternarsi di rabbia e riflessione nelle trascinanti e oscure due parti di “The Birds”, il minimalismo soulstep di “Gone” ed infine l’incursione nel dub & roots della conclusiva e catartica “Heaven Or Las Vegas”.
Un deciso passo avanti rispetto al già buon esordio: Abel migliora la propria formula, sviluppa un sound sempre più personale, mixa intimità e luci stroboscopiche in un disco assai intrigante.
Se continuerà coerente nella sua ricerca di perfezione, The Weeknd è uno dei nomi da seguire nel futuro prossimo.