A circa un anno dall’uscita dell’algido e autunnale “Penny Sparkle” i Blonde Redhead tornano in Italia ad inaugurare la nuova stagione del Viper Theatre, ed è calorosa l’accoglienza riservata ad una della band più longeve e amate di tutta la scena alternativa internazionale.
La serata è aperta dagli italiani La Blanche Alchemie, band milanese autrice di un piacevole pop prevalentemente acustico su cui svetta la suadente voce di Jessica Einaudi, e che intrattiene il pubblico accorso sin dalle prime ore.

Sono circa le undici quando i gemelli Pace e la carismatica Kazu Makino fanno il loro silenzioso ingresso sopra un palco illuminato da piccole e tremolanti luci, ed è in questa intima e un po’ spettrale atmosfera che prende vita “Black Guitar”, brano dotato di un irresistibile spleen sonoro in grado di stregare fin da subito l’intera platea. Una malinconia che si ripete cullante sulla dolceamara “the Dress” e sulla sinuosa “Messenger”, ma che non si rivela di certo come l’unico mood di questa esibizione; già  al terzo brano infatti la coda finale della trascinante “Spring and by Summer Fall” viene affogata in un violento mare di chitarre e feedback distorti, e tale energia viene nuovamente sprigionata nella struggente e disperata “Falling Man”.

è un’irresistibile trance ad ipnotizzare senza scampo i presenti e a caratterizzare inoltre l’esecuzione del trio, sia che si tratti delle nuove eteree ed elettroniche melodie di “Not Getting There” e “Here Sometimes”, che delle adorabili ballate pop di “In Particolar” e della sognante “Silently”; proprio su quest’ultimo brano Kazu canta ondeggiando ad occhi chiusi, lasciandosi andare con intenso e dolcissimo trasporto all’onirica atmosfera che lei stessa sta creando.

“Misery Is A Butterfly” ripercorre suadente le raffinate atmosfere dell’album omonimo, mentre “23” viene salutata con un’ovazione sin dai primi accordi, e nella sua trascinante e contagiosa verve rappresenta il momento di maggiore partecipazione e sintonia tra la band italo-nipponica ed il suo pubblico. Trascorre così un’ora e mezza di autentica magnificenza sonora e visiva, ed è alla carezzevole “Spain” che col suo vellutato e incantevole torpore tocca chiudere quest’esibizione impeccabile, che si riavvolge così nelle intime atmosfere di inizio serata.

Dopo una carriera quasi ventennale, quella che i Blonde Redhead riescono ancora a trasudare da ogni singola nota o dalla più semplice ed impercettibile postura, è un’eleganza sofisticata e aristocratica quanto sobria e naturale; un indiscutibile tripudio di grazia, classe e stile in grado di rendere la loro arte riconoscibile e personale, unica e perfetta.

Credit Foto: Paul Familetti / CC BY