A tredici anni dalla prima edizione italiana (e a ben diciannove dalla sua uscita) i tipi della milanese Shake Edizioni riportano in libreria il bel saggio di Brian Cross “Hip-Hop A Los Angeles”, attenta disamina di come dal jazz multiforme della Central Avenue si è infine giunti ai N.W.A., fotografia di una città in cui hanno convissuto (e probabilmente convivono) maree di soldi e tensioni razziali mai sopite.
Con uno stile agile, nonostante la mole di nomi e luoghi citati, e una passione pressochè illimitata Cross racconta del sestetto di Charlie Parker che nel marzo ’46 registrò in appena quattro ore una session che avrebbe cambiato per sempre il corso della musica nera (contenente anche la celeberrima versione del classico bop “A Night In Tunisia”) e di una generazione per cui la triade ‘sesso, soldi e pistole’ equivale a realismo sociale; narra le evoluzioni dello slang, di giovani afroamericani che scelgono rime e poesie per sbattere in faccia all’establishment la propria condizione, di neri e latini che si dividono i margini di una città in cui la legge non è mai stata uguale per tutti, di forze dell’ordine razziste e violente, d’interi ghetti che esplodono come dinamite, di associazioni che salvaguardano cultura e famiglie ma vengono bollate come terroriste, di feste che rinnegano la disco per un suono più diretto e che sappia accompagnare le parole.
Vuole essere chiaro l’autore e sceglie di riportare testi rap e testimonianze, in un crescendo cronologico che dalla rivolta di Watts passa agli scontri e alla pace tra Crip e Blood (le due più importanti gang losangeline), dalle sparatorie per conquistare angoli di spaccio alle frequenze della KDAY (la prima radio a trasmetter ventiquattrore su ventiquattro musica hip-hop).
Ma probabilmente la parte più interessante è costituita dalla lunga appendice di interviste (ma non solo: notevolissima, divertente e nostalgica la “Tavola Rotonda della Old School” con alcuni dei pionieri hip-hop californiani) che chiude il volume; la storia raccontata dai suoi protagonisti: c’è chi si dimostra lucido e attento (Ice-T), chi riesce a mixare consapevolezza e speranza (la giovane Nefertiti), chi coniuga profondità di pensiero e saggezza (il poeta e batterista Roy Porter), chi improvvisa lisergico (quei Pharcyde con cui collaborerà anche l’indimenticato J Dilla) e chi si dichiara orgoglioso delle proprie origini (su tutti i samoamericani Boo Ya Yribe).
“Hip-Hop a Los Angeles” parla di un’epoca di raro fermento creativo, ma soprattutto ci ricorda che, al di là di pose e faide, l’hip-hop è musica che unisce: ci sono rime femministe, lesbiche, gay e anche contro le discriminazioni d’età ; l’hip-hop è discorsivo e il dibattito non è ancora finito.
Hip Hop A Los Angeles. Rap e Rivolta Social
Voto: 7,5
Autore: Brian Cross
Pagine: 254
Editore: ShaKe (collana Underground)