In musica tra le cose più tristi al mondo ci sono di certo quelle band che dopo un debutto sconvolgente si assestano su uno status quo di mediocrità altrettanto sorprendente. Certo c’è anche da dire che dei Death In Vegas si erano persino perse le tracce per un periodo.
I primi due dischi del duo inglese (composto da Richard Fearless e Tim Holmes) sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo come un buon esempio di mix tra strumentazione live ed elettronica pura.
“Dead Elvis” e, soprattutto, “The Contino Sessions” ottennero un buon successo di pubblico e critica. Il secondo in particolare grazie alla partecipazione di guests come Jim Reid, Iggy Pop e Bobby Gillespie (e con “Dirge” che finì diretta in una pubblicità della Levi’s) è la prima cosa che viene in mente quando si pensa ai Death In Vegas. E non è, di certo, una brutta cosa per i due.
Però poi la qualità venne a mancare, sin dal successivo “Scorpio Rising” e con “Satan’s Circus” del 2004. Dopo il quale sembrò che i Death In Vegas fossero al capolinea. Richard Fearless sembrava sul punto di continuare la sua storia artistica a New York sotto il nuovo moniker Black Acid. Invece nel 2008 in un’intervista Fearless confermò che un nuovo disco dei Death In Vegas era pronto ed aveva solo bisogno di essere mixato.
Ed eccoci quindi a “Trans-Love Energies”. Il risultato non è affatto sorprendente: ci si muove tra atmosfere reminiscenti dei Primal Scream di “XTRMNTR” (ma con molto meno piglio), rimandi a sonorità house di altri tempi (“Your Loft My Acid” o “Witch Dance”), cascate di chitarre alla Ride o My Bloody Valentine che invero hanno un grandissimo impatto. Il finale è invece eccellente, tra il drone di (nomen omen) “Drone Reich”, il dub contorto di “Lighting Bolt” o la rarefatta “Savage Love”.
L’album raggiunge la sufficienza, si fa ascoltare, ma probabilmente finirà nel dimenticatoio presto. Attenzione però: come spesso è in questi casi potrebbe essere la scusa per un tour per una realtà che in passato dal vivo ha regalato scintille.