La questione è la solita: ti accorgi che un disco non ti prende quando ascoltato per due e tre volte alla fine cominci a cliccare sui soliti due/tre massimo quattro pezzi tralasciando tutto il resto, o quando al secondo ‘play’ interrompi a metà del secondo pezzo perchè un link ti ha fatto ben sperare su un nuovo gruppo mai sentito prima. Finisce che il disco rimane lì, dimenticato, e che il contatore non andrà mai oltre l’uno.
Tutto ciò vale anche per “Freedom Run”, terzo ed ultimo album targato Rifles. Chi sono i Rifles.
Breve storiella del gruppo in questione (visto che qui in Italia risultano non pervenuti): i Rifles sono uno di quei gruppi new-Mod tanto in voga nella vecchia Albione, che come tanti altri sono finiti sotto l’ala potrettrice di mr. Paul Weller (che tra l’altro ha messo a disposizione del gruppo il suo studio di registrazione). Per il sottoscritto, tuttavia, i 5 di Londra restano quelli di “Local Boy”, pezzo cazzuto tutto pub e pinte che volano, e “Peace and Quiet”, dolce ballata, entrambe contenute in “No Love Lost” album di debutto. Poi, già con il secondo, “The Great Escape”, i 5 si erano persi fossilizzandosi sulla solita formula indierock, più che britpop (quel britpop a cui sono tanto affezionati/o), chitarre fumanti e beat di batteria scalpitanti, finendo nel dimenticatoio di molti fruitori di musica britannica.
Per tornare a noi, e non farla troppo lunga, i pezzi del fresco “Freedom Run” che alla fine meritano di finire in repeat risultano essere “Tangled Up In Love” a cui dà il là una bella sezione di archi, la dolce ballata “Eveline”, il rockandroll (parolone) di “Love is Key”, e i sei minuti, quasi sette, di “Little Boy Blue (Human Needs)” in cui il basso iniziale ti ipnotizza e ti porta dritto al finale quasi-psichedelico-misticheggiante. Ah, pare brutto, ma merita attenzione, molto più di qualche insipido pezzo, l’ “Interlude”, degno del miglior Noel Gallagher in salsa psichedelica (quello di Falling Down, per intenderci).
Ecco, alla fine, se proprio vogliamo trovare a tutti i costi un lato positivo diciamo che rispetto al penultimo lavoro i 5 sembrano essere in ripresa. Abbandonati i ritmi frenetici i “Fucili” si stanziano su canoni più pop, melodici e perchè no piacevoli, ma ciò non basta per farli spiccare sulla ‘miriade’ di altri gruppi che escono come funghi dalla vecchia Albione.
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2. Long Walk Back
3. Sweetest Thing
4. Tangled Up In Love
5. Eveline
6. Love Is A Key
7. Falling
8. (Interlude)
9. Nothing Matters
10. Coming Home
11. I Get Low
12. Little Boy Blue (Human Needs)
13. Cry Baby
Ascolta “Eveline”