Come incipit, basterebbe dire che non ho mai ascoltato un disco targato In the Red di cui non mi sia innamorato sin dall’inizio. Lode quindi all’etichetta dal rooster aureo: Black Lips, The Reigning Sound, Dirtbombs e naturalmente, Thee Oh Sees, sono solo alcuni dei nomi “forti” con i quali questa label collabora. I Thee Oh Sees centrifugano il garage, genere dal quale in maniera onorifica assorbono appieno sonorità ed attitudine, alla psichedelia, intesa come mantra prolungato ed agonizzante che corrode ciascun brano fino a renderlo un vortice indistinto di echi e saturazioni. Ne sono un degno esempio la strumentale ” Chem-Farmer”, quattro minuti di chitarre stoppate e riff che si inseguono, con la batteria marziale in mid time, e le lunghe oscillazioni di sintetizzatori che colorano un oscuro spazio sonoro; o la open track ” Carrion Crawler” in cui sembra quasi che le distorsioni chitarristiche tentino di redimere l’inizio jazzato/stentato dal nobile aplomb dei timidi fiati in sottofondo.
Il disco è pervaso da due animi. Un’animo psichedelico guerriero, che si insinua in quelle che all’apparenza dovrebbero essere delle innocenti ed innocue canzoni garage, per portarle poi da tuttaltra parte (” ContraptionSoul Desert”, “Robber Barons “, “Crack In Your Eye”) , ed un animo schizofrenico quasi wave che ci consegna pezzi che suonano come schegge impazzite (“Opposition”, “The Dream”,” Heavy Doctor”). Ma c’è addirittura dell’altro; scavando, tra tempi accellerati, chitarre granitiche e bassi subsonici, emerge un gusto pop, che fa da collante perfetto tra i ritmi forsennati e le traversate lisergiche, come ad esempio il falsetto ostinato di “The Dream”, uno dei migliori brani dell’album.
Va dato merito ai The Oh Sees dunque, di aver trovato, dopo un lungo peregrinare, una formula musicale che sa coniugare con ottimi risultati l’orecchiabilità del pop, la furia del punk, la crudezza del garage e le derive psichedeliche. Davvero un bel lavoro, c’era da aspettarselo, vista l’etichetta per la quale escono.