Dopo un’attesa lunga circa cinque anni, finalmente possiamo ascoltare il primo LP di A Classic Education. Progetto nato dalle ceneri dei Settlefish e che col tempo ha cambiato più di una volta direzione musicale e componenti, fermo restando il nocciolo formato da Jonathan Clancy (voce), Paul Pieretto (basso) e Federico Oppi (batteria). Successivamante i tre hanno acquistato nuovi compagni di viaggio (Luca Mazzieri e Giulia Mazza) e perso la scomoda (ma non del tutto falsa) etichetta di Arcade Fire nostrani, d’altronde il primo brano che la band rilasciò su Myspace nel 2007, “Stay, son” non lasciava scampo ai paragoni ma prometteva godimento.
Ci sono state altre pubblicazioni successivamente che hanno fatto crescere gli attestati di stima e l’attesa, e oggi è d’obbligo occuparsi di “Call It Blazing”. Perchè la band ha riscosso grande successo al di fuori dello Stivale, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, ha suonato su palchi importanti come il South By South West e il Primavera Sound (coccolati dai “mammasantissima” si Pitchfork), è apparsa sulle pagine di mezzo mondo, intascando un contratto con l’etichetta Lefse che li distribuirà ovunque e con Moor Works che li farà sbarcare in Giappone. In ultimo ma non ultimo dei motivi, perchè “Call It Blazing” è un gran bel disco, di portata artistica assoluta e finalmente con un cantato in inglese che mostra forza e ragion d’essere (facile, si potrebbe obbiettare, per Clancy ma nessuno obbliga altre band a farlo, male).
Gli A Classic Education hanno mescolato la loro personale retro-mania, fatta di Sessanta con qualche sforamento nei Cinquanta, storie di easy riders, Canada e California a braccetto, chitarre dal sapore wave ma senza esagerare con l’enfasi dolente. Ne hanno fatto brani asciutti e credibili e sono andati a registrare il disco a Brooklyn negli studi Rear House (Woods, Real Estate, Ganglians tra i gruppi passati di là ultimamente), dove con l’ausilio di Jarvis Taveniere e la registrazione su bobina, il disco ha acquisito la fragranza che ne fa già un classico da ascoltare e fare ascoltare. Nei solchi dell’album (è il caso di dirlo visto che Tannen Records ne ha approntato una versione in vinile) trovano spazio brani presenti nello scorso EP e arricchiti per l’occasione (“Gone to sea”, “Terrible day” e “I lost time”) e nuovi potenziali hit come “Place a bet on you” che piacerà ai nostalgici degli Shins (qualcosa di più che semplice influenza la band di Albuquerque) o “Can you feel the backwash” già pronta per essere cantata in coro. Nel finale trova spazio anche “Night owl”, ballatona sghemba degna dei migliori Pavement e che sembra davvero cantata da uno Stephen Malkmus di nuovo giovane.
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2. Baby, It’s Fine
3. Grave Bird
4. Gone To Sea
5. Place A Bet On You
6. Billy’s Gang Dream
7. Spin Me Around
8. Forever Boy
9. Can You Feel The Backwash
10. Terrible Day
11. I Lost Time
12. Night Owl
Ascolta “Baby, It’s Fine”