Ritrovo Piers Faccini dopo averlo “incrociato” ed apprezzato come produttore del disco degli Gnut; coerentemente con quanto proposto nella musica del cantautore italiano in sede di produzione, il nuovo lavoro si presenta profondamente ancorato alla tradizione acustica, con numerose venature blues e accenni etno, capaci di rendere immediatamente riconoscibile l’impronta stilistica, cosa che ormai accade di rado nel frastagliatissimo panorama folk contemporaneo. ” My Wilderness” ha la peculiarità di emozionare a fior di pelle e, immediatamente dopo, rassicurare e riscaldare come fosse una calda coperta in una fredda notte d’inverno.
E’ un cantautore maturo il Nostro, capace di ritagliarsi uno spazio ed una credibilità aggiungendo poche ma riconoscibili varianti sul tema. Le sensazioni suscitate sono di grande rilassatezza, con accenni di malinconia che richiamano da molto lontano Nick Drake, ma non lasciano spazio alla disperazione o alla semplice tristezza. Piccole storie che sfumano con coerenza l’una nell’altra, senza intenti di grandezza o ambizione a costruire struggenti litanie. E’ un disco a suo modo semplice, in cui convive un’ottima qualità di scrittura e una grande personalità . Lontani dalle pose glamour e allo stesso modo distanti anni luce dallla musica “pro forma”, quella che perde tempo a specchiarsi lasciando da parte la sostanza. Semplicemente un bel disco di un autore che ha poco o nulla da invidiare ai propri colleghi.