La copertina di “Conatus” mostra la figura di Zola Jesus in una veste quasi angelica, immacolata. E neanche a farlo apposta, nel giorno dell’Immacolata, giunge a Roma l’artista americana di origine russe, nel suo mini tuor di quattro date nel belpaese.
Fremente ho aspettato che arrivasse sera per assistere all’esibizione live presso il Circolo degli Artisti. Indubbiamente “Conatus”, la sua ultima opera, è stato uno dei dischi maggiormente chiacchierati di questo 2011. Bello o brutto non spetta a me dirlo per questa volta. La mia curiosità , assieme a quelli che sono venuti al concerto, è quella di sentirla cantare ed essere affascinati dalla sua voce e dalla sua elettro dark-wave.
L’occasione non è di quelle da tutto esaurito, ma il pubblico all’interno non scarseggia, anzi. Ad aprire il concerto c’è Bachelorette, aka Annabel Alpers, musicista neozelandese che attraverso il suo elettro-pop-psichedelico cerca di incantare il pubblico. Anche per questo si fa aiutare da una scenografia posizionata alle sue spalle, composta da proiezioni di visuals colorate diversamente per ogni brano eseguito. Come un tentativo per conquistare il pubblico, che sempre di più si fa trascinare dai suoni e dai beat.
Poi arriva il turno di Zola Jesus, accolta calorosamente, che da via alla sua setlist composta per la maggiore dai brani del suo ultimo album e qualche pezzo estrapolato da “Stridulum II”. La sua presenza scenica all’inizio del concerto è timida. Ma col passare dei minuti, il fuoco sembra impossessarsi della sua voce. Accompagnata dalla sua band composta da 3 tastiere ed un batterista, Nika con la sua corpicino esile, si posiziona al centro del palco. Si parte dall’introduttiva “Swords” che annuncia l’inizio, seguita da “Avalanche” in una versione quasi tribale ed una Zola Jesus che ondeggia con le braccia. Una tastiera pulsante ed ecco arrivare “Hikikomori”, con un’atmosfera più crescente ed una band sempre più presente. Una batteria vigorosa da inizio a “Stridulum” e la sua voce diventa sempre più corposa. Con “Collapse” abbiamo una Zola Jesus piegata su se stessa, esibirsi su un tappeto di tastiere, mentre il suo canto cresce rabbioso giro dopo giro.
Come una marcia imperiosa si apre la bellissima “Sea Talk”, in un’atmosfera luminosa. Pubblico in delirio per “In Your Nature”, che prima avvolge tutto in un clima teso, per poi travolgere con il ritmo incessante. Ritmo che rimane costante anche con la successiva “Shivers”. C’è il tempo anche di scherzare con il pubblico tra un pezzo e l’altro, pronunciando qualche parola in italiano e qualche detto in romanesco (“Mortacci tua”).
Con “Seekir” Zola Jesus lascia il palco per gettarsi in mezzo al pubblico, cantando e ballando come non mai. Si concede quasi una pausa con “Lick the Palm of the Burning Handshake”, ammaliando i presenti con la sua calda voce. Grande ovazione accoglie “Night” , altro brano di “Stridulum II”, e per l’occasione Nika non delude, grazie ad un’esecuzione grintosa.
“Ixode” dal vivo sembra prendere una nuova vita, sostenuta da un’ottima esecuzione di tutti ragazzi sul palco, risultando alla fine uno dei pezzi migliori della serata. “Vessel” vorrebbe chiudere il concerto, tra loop ed un canto ipnotico.
Qualche minuto di pausa ed ecco giungere i due bis conclusivi, applauditissimi. “Run Me Out” nella sua veste quasi minimale, mostra una Zola Jesus illuminata da un fascio di luce verde, su una sala completamente oscurata. La sua voce cresce di intensità ed i brividi aumentano sempre di più, minuto dopo minuto.
La vera conclusione aspetta a “Poor Animal” con il suo pop-elettronico ed una Zola Jesus che non si risparmia neanche un attimo, ballando, saltellando, correndo da una punta all’altra del palco. Poi il saluto e tanti tanti applausi, lasciandoci la sensazione di aver passato una bella serata assieme a lei.
Credit Foto: Grywnn [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons