Cobra (Pierfrancesco Favino), Negro (Filippo Nigro) e Mazinga (Marco Giallini) sono celerini.
Soprannomi di battaglia di tre agenti del reparto mobile di Roma, tre amici, tre “fratelli” in divisa.
Sono reduci del g8 di Genova, protagonisti e colpevoli “dalla macelleria messicana” della Scuola Diaz.
Condividono le stesse ideologie politiche estreme, lo stesso temperamento violento, lo stesso schifo per chi li odia e detesta ; caratterizzazioni che pesano ed uniscono nel lavoro del reparto, uniti dal forte senso di cameratismo e dalla lealtà verso il compagno e l’uniforme.
Eccesivi, duri, spigolosi, tra problemi personali e realtà quotidiane ostili, sono i protagonisti assoluti dell’A.c.a.b pensiero. Un acronimo (ALL COPS ARE BASTARDS) dalle mille implicazioni, un acronimo di odio e violenza, di malessere e tensione.
Celerini come cartina di tornasole di un’Italia avvelenata dall’odio. Un paese assente, pieno di rabbia, privo di tolleranza, il tutto sintetizzato nella sua capitale, stretta tra fascismi, ignoranza e povertà . Uno stato senza risposte efficaci al suo degrado, al quale rispondere con grumi di becerume razzista e ideologie vacue.
Servizio d’ordine allo stadio, sassi, lame, sputi, sgomberi di case popolari e campi rom, vendette razziali, guerriglia urbana, tutto si fa scenario e campo di battaglia per una violenza fisica quanto etica. I tre celerini e la giovane recluta Spina (Domenico Diele) , “costretti” a calcare la mano in questa difficile realtà . Si trasformano in esecutori e giustizieri, difendendosi dietro gli scudi, impugnando il manganello, picchiando ed inseguendo i loro nemici. Sempre rispettosi del loro codice e fedeli al reparto.
è l’abilità narrativa del film, a fornirci giustificazioni “sottintese” verso le loro azioni violente, antagonisti compresi ; ogni elemento palesa il suo contrario, ogni soluzione proposta viene smentita.
Nessun stereotipo, nessuna demagogia, solo realismo e denuncia. In questo è davvero eccellente, la regia in continuo movimento di Stefano Sollima (Padre di talento del successo “Romanzo Criminale” formato serie Tv ). Altresì fondamentali risultano essere l’ottimo montaggio, la fotografia magistrale e la sceneggiatura solida ( le fondamenta sono del libro d’inchiesta “Acab” di Carlo Bonini ,nonostante qualche forzatura e qualche dimenticanza ). Il tutto fa di Acab un film crudo, reale, cattivo, necessario,; efficace nel mantenere lo spettatore in continuo contatto con l’adrenalina, lo stress e la tensione costante degli avvenimenti e delle situazioni trasmesse.
Gran parte del merito va certamente anche agli attori del cast. Primi piani intensi, tanto carisma, un innato talento. Totalmente a loro agio nell’interpretare la parte dei celerini negativi e “deviati “di Acab.
Nota di merito per l’epilogo finale. Uno scenario “apocalittico”, due schieramenti pronti a fronteggiarsi. Ognuno fedele alla propria linea, ognuno con il proprio nemico. Sfaccettature esemplificative del senso del film.
Finalmente un’opera “dura e pura” sull’argomento ,senza ipocrisie. Storie vere non addomesticate a realtà televisive spesso buoniste, “forzatamente “eroiche e lontane dalla vita di tutti i giorni.