TUA

Jula De Palma
[1959]

A Jula De Palma avrebbero dovuto dire che un giorno sarebbe stato diverso. Avrebbero dovuto raccontarle delle lunghe gambe delle Kessler, dell’erotismo pubblicitario dei Jeans Jesus, dell’ineluttabile disfacimento (solo formale) del perbenismo borghese.

Avrebbe forse capito di essere quella giusta, ma nell’epoca sbagliata. Nel ’59 il festival di Sanremo le ha regalato il quarto posto ed un discreto successo di pubblico, ma la sua interpretazione, considerata eccessivamente sensuale, decretò il trionfo del bigottismo cattolico e della Democrazia Cristiana ancora non aperta al Socialismo.
(Angelo Murtas)

COSI’ FELICE

Giorgio Gaber
[1964]

“Così Felice” parla della nascita di un amore. Niente di nuovo per il Festival, anche per gli anni ’60. E per Gaber non fu nè la prima nè l’ultima volta a Sanremo.

Ancora lontano dal teatro-canzone che segnò le sue produzioni negli anni ’70, qui ci regala un pezzo di una delicatezza infinita. Cantato come un sussurro. Un invito a fidarsi dei propri sentimenti.
(Angelo Murtas)

UN GIORNO TU MI CERCHERAI

Equipe 84
[1966]

Il Festival del ’66 è di “Dio Come Ti Amo” (ModugnoCinguetti) e di “Nessun Mi Può Giudicare” (Caselli).

Il brano dell’Equipe 84 “Un Giorno Tu Mi Cercherai” fu trascuratissimo dal popolo di Sanremo, ma un insuccesso sanremese può essere un portafortuna: contratto con la Ricordi e vai con il tormentone riuscitissimo “Io Ho In Mente Te”.
(Antonella Iacobellis)

MARIANNE

Sergio Endrigo
[1968]

“Marianne” è amore privo di orgoglio. Endrigo è la voce di un cuore stanco di parlare per sofismi, un cuore non più stoico e totalmente abbandonato a lei.

Curiosità : è il primo singolo di “In Italian Songobook Vol. 2” di Morgan. Quest’ultimo è ancora utile, quantomeno come megafono per la diffusione di parte della tradizione musicale del Paese.
(Antonella Iacobellis)

LONTANO DAGLI OCCHI

Sergio Endrigo
[1969]

“Lontano Dagli Occhi”, oltre ad essere uno dei brani più struggenti del panorama musicale italiano, è anche uno dei mie preferiti di sempre.

E’ “La schiuma dei giorni” di Boris Vian. Non ci giriamo intorno: per quanto esistano spiriti ribelli e mascherati da lupi solitari, l’uomo senza un cuore pulsante per l’altra faccia della luna è solo sapore amaro.
(Antonella Iacobellis)

UN’ EMOZIONE DA POCO

Anna Oxa
[1978]

Il punk rock sbarca a Sanremo ““ certo, come no. La prima apparizione della Oxa ““ sedici anni e dimostrarne 20 in più, praticamente come adesso solo che gli anni non sono più sedici ed il botox ha sostituito il punk rock.

Che poi il punk rock era altro e faceva davvero paura, ma “Un’emozione da poco” è importante a livello sociologico per il coraggio dimostrato dalla Oxa, e comunque è una canzone che suona attuale ora più di allora. La Oxa ha fatto tante altre belle cose, ma questa resta insuperabile e mi piace assai.
(Federico “Accento Svedese”)

4. CONTESSA

Decibel
[1980]

Tra Toto Cutugno, Pupo, Bobby Solo, Peppino Di Capri e Gianni Morandi arrivano di prepotenza i Decibel di un Enrico Ruggeri ossigenato.

Apparentemente fuori luogo e lì per caso, ma in realtà  più attenti ai dettagli di chiunque altro sia salito sul palco dell’Ariston quell’anno. Non me la danno a bere: ci credevano tantissimo. E ne avevano tutte le ragioni.
(Cristina Bernasconi)

RADIOCLIMA

Garbo
[1984]

Garbo continua ancora oggi a fare concerti. Davanti a lui poca gente. Persone a cui può orgogliosamente raccontare di averci provato. Ma agli italiani quell’idea della new-wave non andava giù. Suggestioni berlinesi, synth-pop à  la Ultravox, sfumature dark. Sanremo non ci era abituato.

E bisogna dirlo: il pezzo non era dei migliori. Sicuramente aveva fatto di meglio Garbo. Ma le soddisfazioni, a volte, hanno poco a che fare con la vittoria.
(Angelo Murtas)

VORREI SVEGLIARTI

Eugenio Finardi
[1985]

Che dire di Eugenio Finardi a Sanremo nel 1985? Al netto di un look che denuncia chiaramente il fatto che correva l’anno ’85 (che occhiali aveva Finardi??? Era per proteggersi dalla grande nevicata del’85? O era semplicemente colpa delle sue scimmie del passato?) e di sonorità  che suonavano quasi come qualsiasi altra cosa dell’85 (ma niente synth pop), il pezzo è di altissimo livello ““ ed infatti non se lo è fumato praticamente nessuno.

Vincitore morale di quel festival del quale non ricordo assolutamente null’altro perchè ero troppo piccolo.
(Federico “Accento Svedese”)

UOMINI SOLI

Pooh
[1990]

Faccio anche io il mio coming out: mi piacciono i Pooh. O meglio, mi piacciono moltissimo alcune cose dei Pooh tra le quali questa favolosa gemma strappalacrime che risponde al nome di “Uomini soli”.

Arrangiamento di alto livello come non ne senti più al Festival di Sanremo, testo che dice tutto e nulla (secondo me è pieno zeppo di messaggi subliminali, ma magari mi sto solo sbagliando da inguaribile complottista quale sono) ed esecuzione inappuntabile per una grande band che può essere anche definita la versione italiana dei Queen ““ con tutto ciò che ne consegue in termini di “differenze tra Italia e Regno Unito”, “pettinature divertenti” e “Francesco Facchinetti“.
(Federico “Accento Svedese”)

I SOLITI ACCORDI

Enzo Jannacci & Paolo Rossi
[1994]

Una delle cose più geniali che si siano mai viste sui palchi sanremesi è sicuramente “I soliti accordi” di Enzo Jannacci e Paolo Rossi, due non-cantanti che fecero figura migliore di tanti cantanti di professsione.

Correva l’anno 1994, stavamo tutti aspettando i mondiali americani ma soprattutto i tempi erano parecchio diversi da quelli che ci troviano ora a vivere (indicativo il fatto che quando cerchi “I soliti accordi” su YouTube il primo risultato che ottieni è I soliti idioti) e potevano anche presentarsi sul palco due persone in botta di qualche sostanza (ad occhio e croce alcoolica) che cantavano cose all’apparenza senza logica ma messe insieme con rare intelligenza ed arguzia ““ dunque con logica che non tutti possono capire.
(Federico “Accento Svedese”)

DESTINAZIONE PARADISO

Gianluca Grignani
[1995]

Un viaggio a senso solo senza ritorno se non in volo. Chi non ha mai cantato almeno una volta nella vita questa frase? Io personalmente no, però conosco tante persone che lo hanno fatto e sono felici. Comunque, bando alle ciance: Grignani si presentò sul palco a Sanremo da perfetto sconosciuto nel 1995 e con questa “Destinazione Paradiso” divenne istantaneamente un divo e una leggenda metropolitana ““ e ci riuscì comunque con musica di alto livello, cosa da non sottovalutare in un paese arido di sogni come il nostro.

Certo, le cose migliori di Grignani sono altre (vedi il disco “La fabbrica di plastica”, qualcosa di molto coraggioso per l’epoca e per l’allora panorama mainstream, qualcosa di sublime) e poi si è perso per strada (oggi ormai è una caricatura, però spero ancora in una sua riscossa), ma ciò non toglie che per questi tre minuti circa di apparizione si è guadagnato la mia stima perenne.
(Cristina Bernasconi)

AMORE DI PLASTICA

Carmen Consoli
[1996]

Prima della rabbia, prima della Fender Jaguar rosa, prima di capire cosa veramente potesse fare con quella voce, prima della sicurezza, prima delle extension e dell’estetista, prima di tutto c’era una ragazzina di ventidue anni con una chitarra acustica che arriva all’ottavo posto con la semplicità  e la verità  di una canzone scritta insieme a Mario Venuti.

E dall’Ariston a diventare la ‘Cantantessa’, il passo non è stato poi così lungo.
(Cristina Bernasconi)

LA TERRA DEI CACHI

Elio E Le Storie Tese
[1996]

C’è stato un momento in cui questa canzone ha vinto il Festival di Sanremo. C’è stato un momento in cui Elio e Le Storie Tese erano primi davanti a Ron e Tosca.

C’è stato veramente, ma un braccio finto, suonare un pezzo da quattro minuti accelerandolo per farlo stare in cinquantacinque secondi, presentarsi vestiti da alieni e una canzone con un tasso di sanremosità  ai minimi storici hanno portato alla drastica decisione di falsare i risultati finali. La strage impunita, appunto.
(Cristina Bernasconi)

LASCIARSI UN GIORNO A ROMA

Nicolò Fabi
[1998]

Ultimi squarci di Generazione X ma pure di cantautorato pop made in Roma. Prima di “The Eternal Sunshine of the Spotless Mind” Niccolò Fabi ci ha spiegato che l’unica soluzione per riprendersi è lasciarsi un giorno e poi dimenticarsi.

E fai finta che è normale non riuscire a stare più con me è una frase che avrebbero dovuto incidere sul vetro di tutte le cabine telefoniche della SIP, quando ancora servivano a qualcosa.
(Claudia Durastanti)

SENZA GIACCA E CRAVATTA

Nino D’Angelo
[1999]

Quanti anni ha Nino D’Angelo? Come fa a non invecchiare mai? E come fa ad avere sempre così tanti capelli? E perchè non si vedeva la forfora su quel maglione nero che indossava a Sanremo ’99? Sono questi alcuni tra i tanti interrogativi che nascono istantanei riascoltando a distanza di tanto tempo “Senza giacca e cravatta”, una cosa coraggiosissima con la quale our man Nino D’Angelo gareggiò a Sanremo ’99.

Musica di qualità , talmente lontana dagli ascolti standard dell’italiano medio da risultare piacevolissima ora come allora ““ soprattutto se non sai una cippa di folk napoletano ed il tuo metro di riferimento sono i Noir Desir di “Le Noir Nous Portera”. Respect.
(Federico “Accento Svedese”)

REPLAY

Samuele Bersani
[2000]

Oltre ai capelli puliti di Liam Gallagher, nel duemila Sanremo ha regalato altre emozioni. Samuele Bersani al quinto posto e premio della critica, per esempio. Con una canzone che è riuscita ad avere l’attenzione meritata grazie ad Aldo, Giovanni e Giacomo più che a Sanremo, se vogliamo essere sinceri.

E se vogliamo anche sognare tridimensionalmente, sarebbe arrivato ben più in alto del quinto posto. Nonostante la paura negli occhi e stonature più o meno evidenti.
(Cristina Bernasconi)

IL SOLITO SESSO

Max Gazzè
[2008]

Se il mondo non girasse al contrario, avrebbe vinto questa canzone. A mani bassissime. Dopo la terza serata, dopo un’esibizione assolutamente perfetta con Marina Rei e Paola Turci, potevano tranquillamente chiudere la baracca per manifesta superiorità .

Ma è arrivato lo scontro con il televoto e, ahimè, la genialità  dei fratelli Gazzè è stata affossata.
(Cristina Bernasconi)

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