An assembly of sound carriers to communicate with each other and the audience è quello che c’è scritto nella home del Damo Suzuki’s Network, il progetto che dal 1983 vede impegnato il cantante (per tre, splendidi, anni) dei Can. Un progetto itinerante che vede Suzuki collaborare ogni volta con diversi musicisti dalle più differenti estrazioni e luoghi. I musicisti che divengono appunto dei sound carriers, “portatori di suono”. Il Damo Suzuki’s Network ha sempre rappresentato quindi un ottimo esperimento filosofico e, se vogliamo, sociologico. Musicalmente chiaramente, una continua sorpresa in itinerere.
è per me strano recensire “Sette Modi Per Salvare Roma”, visto che ero presente al Circolo degli Artisti quando questo live è stato registrato. Davanti a noi, ed ora dentro lo stereo, una formazione d’eccezione: oltre a Damo, Xabier Iriondo (chitarra, mahai metak, taisho koto), Manuel Agnelli (pianoforte e synth), Enrico Gabrielli (clarinetto basso, sax tenore, flauto traverso) e Cristiano Calcagnile (batteria). Una serata sconfortante: non per la qualità della musica, ma perchè il pigro pubblico romano si era mosso perchè c’erano, semplicemente, Manuel Agnelli & co sul palco. Esilarante la fuga dalle prime file di ragazzette impaurite dalla musica che emanava dal palco. Ma questa è un’altra storia, da raccontare in altra sede.
“Sette Modi Per Salvare Roma” rappresenta quindi fedelmente l’esperimento portato sul palco da Damo e dai suoi sound carriers italiani. Inutile descrivere traccia per traccia il disco, una volta dentro lo stereo le sette tracce scorrono come fossero tutt’una. La musica si mantiene in una dimensione che può essere avvicinabile al tenue confine tra noise, free-jazz, sperimentalismo (a volte fine a se stesso), il tutto condito dai proclami solenni di Damo Suzuki. Tutto molto più nitido rispetto alla prima impressione dal vivo. Si riesce ancora di più ad avvertire con forza la spina dorsale delle “improvvisazioni” tenuta spesso e volentieri in piedi dai giochi sonori di Xabier Iriondo, dai fiati rodatissimi di Gabrielli e dal drumming perfetto di Calcagnile (uno dei migliori batteristi che abbia mai avuto il piacere di ascoltare dal vivo). Anche l’apporto di Agnelli, che dal vivo sembrava come impalpabile, su “Sette Modi Per Salvare Roma” appare in modo impeccabile. Damo Suzuki fa la sua parte, o ci sei dentro o lo puoi anche detestare.
Siamo chiaramente anni luce distanti da quello che i musicisti presenti sul disco sono stati capaci di fare in altre esperienze relative alla loro attività artistica (una nota dei Can sbriciola “Sette Modi Per Salvare Roma”, ma basterebbe anche una canzone dei Mariposa o dei vecchi Afterhours…), ma il disco rimane una bella testimonianza per chi c’era (e a questo punto anche per chi non c’era).