Psichedelia per il 21esimo secolo: così gli Stepkids, nuova bomba dell’arsenale Stones Throw, definiscono il loro sound. Autocelebrazione sborona? Il dubbio, per l’omonimo esordio, ci starebbe tutto. Ma verrebbe subito fugato, al primo ascolto. La formula del gruppo (tre bianchi, un po’ nerd un po’ upper class, come label gradisce) è infatti nientemeno che una vorticosa miscela di soul lisergico, funk, cori popedelici, jazzedelie cinematiche e roba africaneggiante.
Per essere più chiari e fare dei nomi: dai Rotary Connection a Sly Stone, dagli Heliocentrics (quelli con Mulatu) a Mayer Hawthorne (in versione acida). Per rendersene conto, d’altra parte, basta poggiare la puntina del giradischi e lasciarla girare qualche secondo: l’intro è un mantra orientaleggiante, con tanto di sitar, che scorre serafica fino a gettarsi nel liquido blaxpoitation di “Brain Ninja”, mentre la successiva “Suburban Dream” spara bordate cosmiche di inarrivabile lisergia. Se “Shadow on Behalf” è il pezzo più ‘pop’ (si fa per dire), un incrocio tra la versione flippata di Mayer Hawthorne e i Black Merda, “Legend in My Own Mind” è un ballatona a suo modo hippy, come se l’avessero fatta gli Undisputed Truth dopo vari cannoni d’erba sulle spiagge della West Coast.
Con “Santos & Ken” a rinverdire i fasti dei Parliament, seguita dalla la sensuale “La La” (che fa molto Phenomenal Handclap Band) e una specie di suite tra Curtis Mayfield e Cinematic Orchestra dal titolo “Wonderfox”, si arriva alla chiusura 60’s di “Cup Half Full”, una pop song limpida e un po’ inquieta. Dischetto breve (mezz’ora), affascinante e intenso, questo The Stepkids. Se siete adoratori della black music, dovete farlo vostro. Se non lo siete, vi sarà sufficiente ascoltarlo almeno 4 o 5 volte: garantito che lo diventerete.
2. Brain Ninja
3. Suburban Dream
4. Shadows On Behalf
5. Legend In My Own Mind
6. Santos and Ken
7. La La
8. Wonderfox
9. Cup Half Full
10. Outro
Ascolta “Shadows On Behalf”