Un’operazione come quella perpetrata dall’eroica etichetta Spittle ti riconcilia col Paese in cui vivi. Dopo anni passati a far riemergere band troppo presto dimenticate (per chi fosse interessato sono decine le ristampe messe in commercio dalla medesima), oggi ci presenta questa superba raccolta che abbraccia gli anni migliori della new wave italiana, presentando su cd brani che mai vi erano stati editi, confezionandoli in un packaging splendido, a sottolineare che certe operazioni o si fanno per amore o non si fanno. Potete stare certi che nessun Simon Reynolds (al massimo quel che resta di Red Ronnie) si occuperà mai di band come Chromagain, Degada Saf o i N.O.I.A., troppo derivativi, figli della periferia dell’Impero che eravamo (e siamo tuttora). Per render l’idea di ciò che dico basti sapere che questa raccolta abbraccia gli anni ’80-’86 e comprendere quanto “late” fosse il nostro post-punk. Eppure scorrendo nell’ascolto delle 35 tracce di “New Wave Italiana”, torna alla mente tutto quanto si è letto su quegli anni formidabili e famigerati, si sente l’entusiasmo giovanile per le novità provenienti con sempre maggiore facilità dalla Gran Madre anglosassone e per la prima tecnologia finalmente quasi alla portata di tutti. Unitamente ad una situazione sociale e politica grigia, spaventosa, violentissima prima e arresa poi, una realtà dalla quale la new wave nostrana fuggiva, se ne disinteressava semplicemente, e non è un caso che gran parte di questa musica provenga dalla provincia, quell’inesauribile serbatoio di decantazione e riflessione, dirigendosi solo in un secondo momento verso Bologna e (meno) Firenze. Proprio Bologna con il suo Movimento diventerà il centro nevralgico, anche iconografico, e la base per quelli che riusciranno ad avere visibilità fuori dai confini patri come Gaznevada, Neon o Pankow; senza dimenticare i fiorentini Diaframma, di gran lunga i più longevi, e il loro alfiere Federico Fiumani, vero eroe in cappa e chitarra di quei tempi, reduce senza macchia del passato.
Intervistati da “Rockerilla” nel 1984, dopo essere stati incoronati miglior band dell’83 dagli stessi lettori, i Neon dichiararono: Non vogliamo fare musica commerciale, vogliamo provare a cambiare il gusto della gente per essere considerati commerciali. Estrinsecazione perfetta dell’idea che sta dietro a questa musica, che sia più vicina alla disco in certi casi o al gothic in altri, o al glam, eccetera eccetera. Poco importa, conta soltanto il grido dei 2+2=5: “Futuro!”. Quanto tempo è che non si sente questa parola citata con tanto entusiasmo? Gioia di vivere e rivoluzione.