La creatura di Kurt Sutter, già produttore e autore di “The Shield”, è la più rock tra le serie tv contemporanee. Per attitudine, stile e colonna sonora, “Sons Of Anarchy” meriterebbe una menzione d’onore tra le nostre pagine. A partire dalla sigla, quella “This Life” scritta da Curtis Stiger, Dave Kushner (Velvet Revolver), dal produttore Bob Thueke Jr e dallo stesso Sutter, che nella terza stagione in parte ambientata in irlanda, per qualche episodio viene trasfigurata i una verisone Irish rock. La componente musicale fa solo da sfondo alla storia di SAMCRO, la divisione di Charming (una cittadina di fantasia nel nord della California) del club di motocilisti dei Sons Of Anarchy, nato negli anni ’70 da veterani di guerra, con vari gruppi sparsi negli Stati Uniti, Irlanda e Gran Bretagna.
Sostanzialmente SAMCRO gestisce il traffico illegale di armi della zona ed espande col tempo i propri interessi anche in altre attività illecite. Limitandosi ad una sommaria descrizione degli avvenimenti, senza finire troppo negli spoiler come è nel costume di questa rubrica, si rischierebbe di archiviare troppo semplicisticamente un prodotto che ha le sue maggiori qualità nella scrittura impeccabile e nella caratterizzazione dei personaggi. Eccellenti i dialoghi, almeno nella versione in lingua originale, mai troppo sopra le righe, che evitano di esporre i protagonisti a peccati di “macchiettismo”. La camminata dinoccolata di Jax Teller (Charlie Hunnan), le continue corse sui chopper, la postura da boss di Clay (Ron Perlman) e in genere l’attitudine da bikers duri e puri dei Sons, avrebbero potuto dare luogo a patetiche esasperazioni, rendendo il tutto un edulcorato eccesso di stile buono solo per un prodotto di serie b.
La qualità invece è alta, soprattutto nell’incedere degli intrecci che, stagione dopo stagione, con l’uso sapiente di colpi di scena che non mirano all’effetto stroboscopico buono a confondere il telespettatore, costruiscono con i tempi giusti le situazioni, innalzando ad ogni episodio il livello di interesse e curiosità . C’è un gran lavoro di cesello sulle sfumature dei protagonisti, in cui i buoni e i cattivi non esistono, ci sono solo persone con i propri difetti, i propri vizi e le corruzioni di una società che sembra al limite del collasso. Il paradosso è che, a tenere saldamente intrecciate le maglie del sistema, sono proprio le attività illecite compiute dal club e il continuo confronto/scontro tra coloro che dovrebbero essere i cattivi (SAMCRO) e quelli che dovrebbero essere i buoni (le autorità ).
Un’apparente forte dose di maschilismo si annida tra le gesta di questi motociclisti, che sembrano relegare le donne al ruolo di semplici comparse e/o oggetti del desiderio da usare a proprio piacimento. Niente di più sbagliato in quello che si rivela un semplice gioco delle tre carte che camuffa le apparenze. Saranno proprio le donne, tra cui spicca la splendida interpretazione di Katey Sagal nel ruolo di Gemma, ad avere un ruolo cardine nelle vicissitudini più importanti della storia. Quattro stagioni andate in onda delle cinque progettate inizialmente, ma ne è stata da poco annunciata anche una sesta. Che sia l’ultima o meno, già so che dopo l’ultimo fotogramma Jax, Tig, Opie e tutti gli altri ci mancheranno dannatamaente. Ci mancherà Charming e il suo modo di essere contorta, sincera, depravata, reale. Lunga vita a SAMCRO.