Predisposizione all’ascolto nei confronti degli Idaho. Un consiglio fondamentale: essere a proprio agio o risultare amanti o simpatizzanti di un genere musicale, lo slow core, vero elemento caratterizzante della band. Atmosfere rarefatte che si rivelano gradite per i cultori di un pugno di note “minimaliste” ed echi malinconici; altresì noiose e tendenti allo sbadiglio per i profani del genere.
Il ritorno degli Idaho di Jeff Martin, band culto dell’indie rock americano, si rivela come il frutto della ritrovata empatia verso il loro sound ” originale “, un marchio di fabbrica che li aveva contraddistinti circa un decennio fa con l’album Levitate, le cui sonorità erano state in parte “tradite” dall’ultimo “The Lone Gunman”.
Carico della giusta dose di emotività , essenzialità e raffinatezza, sparse con maestria nell’intero album, “You Were a Dick” risulta a tratti compassato ma esprime una sua bellezza.
Quindici tracce e un unico protagonista assoluto: il pianoforte. Innegabile l’energia creativa di Martin, un’ispirazione che lo vede lavorare su piacevoli e semplici fraseggi al piano per melodie delicate. Dettagli compositivi, di strumentale minimalismo, rifiniti da arrangiamenti esigui, beat sintetici e chitarre appena accennate. Ballate pianistiche, “Flames “,”Someone to Relate to” su tutte, ed episodi a volte “strutturalmente ” più pop come ” The space between, Waited for you”, “Up the Hill”. A fare da cornice una voce flebile, il timbro più adeguato per accompagnare le note del disco.
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2. Weigh It Down
3. Reminder
4. Impaler
5. Structure
6. The Serpent & TheShadow
7. The Happiest Girl
8. Someone To Relate To
9. The Space Between
10. Up The Hill
11. A Million Reasons
12. The Space Between
13. Flames
14. What Was That
15. Waited For You