I Dr. Dog non potevano scegliere un periodo dell’anno migliore per pubblicare “Be The Void”, sesto album in studio in dieci anni e una carriera più o meno seguita e apprezzata dai critici più tradizionalisti: un disco frizzante, come la primavera che è alle porte, un’ondata di allegria (senza il rischio di affogare) e giusto un pizzico di revival (meno del solito).
Rock. Punto e basta”… ma diciamola tutta, non basta. Certo, se fosse stato un concept album, sarebbe stato insopportabilmente monotono, mentre così com’è non rischiamo di annoiarci, almeno per quanto riguarda le lyrics: frequenti nonsense (già sentiti nei lavori precedenti) e loop vocali che rimandano ai titoli delle canzoni (come in Do the trick, che potrebbe essere una canzone da Beach Boys del terzo millennio, o Heavy light, eco del Paul Simon più soul-e-bonghi che possiamo ricordarci).
A livello strumentale, però, si può dire senza nessun rancore che i Dr. Dog siano rimasti quelli di sempre: ma il mio giudizio non è negativo. E’ vero, ricordano i Beatles: ma questo ormai l’han detto tutti, e dopo un po’ dà pure fastidio. Cosa ci devono fare, poveri Dottor Cane, ce l’hanno nel sangue.
Sono quelli di sempre, ma crescono: Scott McMicken (Taxi; sì perchè ognuno ha un soprannome che comincia con la T) ha dichiarato che le chitarre sono passate da essere un problema a essere ecccitanti (!). Sembra una cosa banale, ma si sente parecchio: vogliamo parlare della Strokeseggiante “These Days (I hate when people say “‘those were the days’ / Well what are these then?) o di “Warrior Man”, in perfetto stile Wilco (anche se più pesante) con il solito pizzico di cori Beatles ?
I Dr. Dog. si lasciano andare, e si divertono più del solito: scoprono gli effetti delle chitarre e tirano fuori pezzi molto belli, seppur parecchio classici, come “Vampire” e “Big Girl” (canzone su cui i Take That, per la cronaca, avrebbero potuto fare tutto il loro penultimo album “The Circus”), per poi rilassarsi e prendere un caffè in compagnia dei Midlake con la chiusa dell’album “Turning the century”: The colors I ignore / No it ain’t the change I’m looking for.
Insomma, lo dicono anche loro, non stanno cercando un cambiamento: per ora si accontentano di riempire un pezzetto di quel void che fino a quest’album avevano creato, lasciandosi alle spalle ‘That old black hole’ in cui altrimenti sarebbero caduti: il buco nero del dimenticatoio.
2. That Old Black Hole
3. These Days
4. How Long Must I Wait
5. Get Away
6. Do The Trick
7. Vampire
8. Heavy Light
9. Big Girl
10. Over Here, Over There
11. Warrior Man
12. Turning The Century
Ascolta “That Old Black Hole”