“Animal Joy”, non cambierà quasi nulla: nè le sorti della musica nè le mie. E’ un disco che rischia di passare totalmente inosservato. Eppure, lungi dal trovare un senso alle cose, opera che lascio a gente di esperienza come Vasco e Bonolis, penso seriamente che “Animal Joy” degli Shearwater sia ottimo da gustare in religiosa solitudine, tanto quanto basta per acuire un non raro senso di malinconia e nostalgia.
Chitarre e pelli di tamburo disegnano orme e cieli trafitti da lampi. Cielo tronfio e carico di pioggia, marciapiedi con sguardo rivolto verso l’alto ““ come sempre ““ in attesa di bagnarsi, stesse barbe, stesse biciclette e stesse cuffie, ragazze sicure con calze smagliate vittime nello stesso giorno della canotta e della pelliccia, del sandalo e dello stivale. Affronto una così difficile realtà , cercando di farmi strada in mezzo alla gente, sgomitando e domandandomi quando riapriranno La Casa139? e cercando di non rimanere soffocata dalle ansie di chi subisce la ZonaC. Sono a Milano.
E dunque, bando alla cazzate, “Animal Joy” è il nuovo disco degli Shearwater. Non proverò a sviscerare queste 11 tracce. Non proverò a riordinare la band nè a fare riferimento agli amatissimi Okkervil River, progetto al quale gli Shearwater sono totalmente legati. E allora? Il brano d’apertura è il biglietto di viaggio verso le Isole Lofoten surriscaldate da una chitarra folkeggiante, il resto – piuttosto piatto – mi accompagna verso la difesa tremendamente avvolgente di “Insolence”. Le pelli di tamburo di “Run the Banner Down” suonano più sicure rispetto a quelle di “Immaculate”, ma non sempre la sicurezza mi piace. Se avessi una musicassetta tornerei indietro a “Insolence” più volte ma soprattutto se avessi anche la pazienza di un tempo, registrerei da un lato della musicassetta tante volte di seguito questo pezzo per creare un pigro e personalissimo loop. Gli Shearwater dopo un’importante discografia, ci dimostrano di essere ancora una roccia in un mare piatto e a volte troppo calmo. La vera consacrazione me l’aspetto con la frantumazione della roccia.
Photo Credit: Sarah Cass
Ascolta “Animal Joy”