L’ultima release della serie Perpetual Masters in ordine di tempo è il re-edit strumentale e technoide della leggendaria traccia disco “He’s The Greatest Dancer” (1979) delle Sisters Sledge, che Robert Hood aveva già rilasciato in versione live (2001): una ghiotta occasione per far scoprire alle nuove generazioni il meglio della club culture. “The Greatest Dancer” è affiancata da “Dancer”, re-edit dell’omonima traccia disco (1979) di Gino Soccio, ovviamente spogliata della parte vocale principale e degli elementi melodici di troppo, mantenendo però il beat pulsante. Da far impazzire.
Ascolta The Greates Dancer [preview]
|
La Rush Hour ha lanciato la serie Vault per recuperare e rispolverare storiche tracce rilasciate originariamente solo su compilation e non su vinile. Tra battiti e distorsioni, “(My Back Is) Against The Wall” è un inno alla migliore disco della scena newyorkese, con un accattivante loop di piano e il campionamento vocale di “Carry On” di Martha Wash (1992). Negli anni scorsi “(Just Washed) That Pig (Extended)” è stata alla lungo nelle djs bag nella sua versione ridotta e promozionale. Qui, invece, viene rimasterizzata e ampliata, mettendone in risalto le tastiere e le sirene rave. Da avere.
In soli due anni di frenetica attività , l’etichetta russa si è guadagnata una certa fama per il solito insieme di artisti e tracce di assoluta qualità . L’ennesima conferma la si ha dalla rilassante “It’s All In The Mind” del newyorkese Fred P, anche noto come Black Jazz Consortium, autentico fenomeno della deep house più underground oriented. Anche “Waves From The Past” di PJOTR, artista di casa, è in bilico tra sogno e realtà . Maggiormente rapide e organiche e da un mood meno onirico, risultano invece essere “Uliyanochka” dell’ucraino Vakula e “Untitled 3” del tedesco Benedikt Frey.
Come già accaduto in passato, alcuni tra i nomi di spicco (in questo caso, addirittura, due tra i suoi fondatori) della Dial si ritrovano affiancati all’interno dello stesso ep e il risultato è, infatti, tra i migliori. La placida “Chateau Jalousie” di Carsten Jost si lascia apprezzare per la sua costruzione basata su morbide percussioni e lunghe e, quasi dolenti nel finale, note. Percussioni di basa a parte, “The Swan” di Lawrence, invece, è l’altra faccia della medaglia: ugualmente riflessiva, ma dai synth più ariosi e melodici. L’essenzialità rinvenuta in entrambe le tracce è, dunque, sinonimo di garanzia.
Ascolta A Greater Administration Of Lower Interests [preview]
A distanza di poco più di un mese, la seconda parte di “Never As Always” non tarda ad arrivare e cattura ancora una volta l’attenzione di chi ha già apprezzato la prima. Tra paesaggi sonori strappalacrime, “Flowers” è una traccia che risente della voglia di Lawrence di fondere echi downtempo a languida elettronica che pulsa sui 110 BPM. “Flowers (Troit Mix)”, invece, mette in evidenza il riverbero dell’oscuro basso su strings più intense. Per sensazioni più ambient, basta chiudere gli occhi, rallentare il battito cardiaco e aspettare che si schiuda “Flowers (Version)”, adornata dei soli suoni orchestrali e, dunque, priva degli elementi maggiormente ridondanti.
Il nutrito roster della Hypercolour accoglie la coppia di amici Christopher Rau ““ occasionalmente in libera uscita dalle etichette della sua calda e accogliente Amburgo ““ e Tilman Tausendfreund. Tra bumps, kicks e claps, “Lost Treasure Of The Juggernaut” accenna sinuose melodie, lasciando ben sperare per la carriera di Tausendfreund, qui al debutto assoluto. L’influenza di Rau in “Pea Gravel” e “Dtrh” fa sì che tali tracce assumano la prima la profondità della deep house classica, la seconda un’atmosfera più ovattata. “Last Time Was So Good” celebra, infine, il brillante eclettismo di Rau.
Karl Axel Bissler, acronimo di KAB, è sulle scene da un ventennio, ma solo nella seconda metà degli anni ’00 è uscito da un semi-anonimato, anche grazie ad alcune collaborazioni. Al terzo ep su Mule Electronic, la title-track ribadisce quanto di buono espresso in precedenza, cioè una tech house ipnotica, ascoltabile sia in camera che, soprattutto, in pista. Il ritmo galleggia e rallenta in un mare di bolle con la psichedelica “Social Events”. Il martellante remix di Sebastian Mullaert propone, invece, i soliti piacevoli stilemi dell’ormai noto marchio di fabbrica Minilogue.
Funky People, Kevin William Hedge e Joshua Alexander Milan, già noti come Blaze, raccolse un nuovo importante successo con la pubblicazione di “The Blaze Tracks E.P.”, le cui cinque tracce vennero da subito celebrate per la loro indiscutibile bellezza in equilibrio tra soul e jazz. Tra queste vi era anche “Moonwalk”: sette minuti di continua ascesa in sonorità allora considerate davvero underground. Divenuta un autentico classico senza tempo, questa traccia è così inevitabilmente finita di diritto tra le preziose ristampe dell’etichetta Slow To Speak. Pietra miliare.