Se fossero il cocktail evocato dal nome, gli Alabama Shakes (Brittany Howard voce e chitarra, Heath Fogg chitarra, Zac Cockrell basso, Steve Johnson batteria) sarebbero uno di quelli vecchio stile, dal gusto retrò e un po’ letterario come la fine mistura di black, funk e soul, blues e southern rock che compone la loro musica. Una miscela radicata con decisione negli anni sessanta, quelli delle Big Band e della Joplin: revival verrebbe da chiamarla, ma con un dinamismo che è tutto 2.0.
Per averne conferma basta ascoltare “Be Mine”, dove la voce della Howard sembra uscita dritta dritta da un disco Motown e ricorda il groove della prima Tina Turner, poi il sound alla Marvin Gaye di “Hang Loose”, “I Ain’t The Same” e “I Found You”, l’intensità tutta jopliniana di “You Ain’t Alone”, “Boys And Girls” e “Heartbreaker”, il funky sospeso a metà tra James Brown e Audra Mae & The Almighty Sound di “Rise To The Sun” e “Goin’To The Party”. Senza dimenticare ovviamente la trascinante traccia d’apertura “Hold On” e “On Your Way” che chiude questo esordio, affiancando un arrangiamento tenace e sbarazzino a un testo che profuma di gospel.
Di questi ragazzi, fino a qualche tempo fa illustri sconosciuti, si sono innamorati in tanti e in fretta: dai Drive By Truckers (che gli hanno chiesto di aprire alcuni concerti quasi a scatola chiusa) a Adele, da Robert Plant a David Byrne a Russel Crowe, per finire con un certo Jack White che ha voluto pubblicare un loro singolo su vinile con la sua Third Man Records prima, per poi decidere di portarseli in tour. L’hype e la curiosità che circondano l’uscita di “Boys And Girls” però sono pienamente giustificate: è un disco solidissimo e suonato con una personalità e un calore non comuni. Spontaneo, vivace ma con i piedi ben piantati per terra. MTV e le radio li hanno già adottati, le premesse per un futuro radioso ci sono tutte. Gli Alabama Shakes insomma, rischiano di essere ben più che una fugace meteora presto dimenticata. Da tenere d’occhio.