Brad Oberhofer è un ventenne riccioluto con un cuoricino in pena. Classico dunque che avendo una band riversi i suoi affanni in musica. E’ uno che vuol fare le cose per bene, Brad, perciò chiama in cabina di produzione Steve Lillywithe (U2 della tripletta iniziale “Boy”-“October”-“War” ma anche Simple Minds, Talking Heads e Rolling Stones).
Cuore in pena, dicevamo, da cui sgorgano versi sofferenti e inequivocabili: I gave you my love and you tore it apart, I don’t know what you think when you’re sleeping / I hope soon I’ll dream with you, You push me away from you and there’s nothing I can do. Per dire.
Se liricamente ce la si piange addosso, musicalmente si sprecano i riferimenti all’indie dell’ultimo decennio in modalità coral-euforica: in “HEART” fanno capolino i MGMT di “Congratulations” con qualche eco di Beach Boys e Animal Collective, in Landline puoi ritrovarci gli ultimi Los Campesinos di “Hello Sadness” (per la verità presenti un po’ in tutto il disco), in “Away From U” qualcosina di quei disadattati dei “Drums” con un po’ di power pop addosso.
“I Could Go” poi è chamber pop fino al midollo al servizio di un ritornello tanto banale quando addicting
Non manca, tuttavia, neanche la ballatona (“Yr Face”) con tanto di ululato a personalissimo parere irritantissimo (per carità mai quanto quello di “oOoO”). Nella conclusiva e sognante “Homebro” si respira addirittura qualche timido vento di nu-jazz
La migliore del lotto è forse “Haus” con i suoi accordi sbilenchi, i suoi stop e le sue ripartenze e tanto di violino finale.
Al di là di qualche personale insofferenza verso ooooh di chrismartiniana memoria e timbri simil-Luke Pritchard dei Kooks (non ce l’ho fatta a trattenermi, magari non sarà manco così ma io ce li sento) non c’è male, Brad. Mo’ però trovati na ragazza e smettila di piagnucolare.
- BUY HERE
2. Landline
3. Away From U
4. I Could Go
5. Yr Face
6. oOoO
7. Cruisin’ FDR
8. Gold
9. Haus
10. Homebro
Ascolta “HEART”